ANCORA UNA VOLTA
(Pino Morcesi)
La città di Wuhan in questi mesi al centro dell’attenzione come luogo d’irradiazione della pandemia di Covid 19 è stata anche il primo focolaio della peste nera che flagellò l’Eurasia tra la fine del XIII ed il XIV sec. Il bacillo della peste, Yersinia pestis , come il Covid 19 , passò dai piccoli mammiferi al rattus rattus e per mezzo delle pulci all’uomo. Da Wuhan con una velocità tra il mezzo chilometro ed il chilometro a settimana l’epidemia avanzò in tutte le direzioni possibili, verso l’India, il Golfo Persico, il Mar Caspio, il Mar Nero con velocità sempre crescente fino a Costantinopoli , all’ Africa e al bacino del Mediterraneo. Insomma seguì tutte le rotte commerciali per terra e per mare. In Europa giunse dall’emporio commerciale genovese di Caffa sul Mar Nero. Nel 1346 la città era in guerra con i mongoli, che durante l’assedio lanciavano oltre le mura i cadaveri degli appestati, diffondendo rapidamente il contagio. Da Messina l’epidemia risale la penisola italiana diffondendosi in tutta Europa fin oltre la Manica. Si calcola sulle fonti del tempo che in Europa siano morti 25 milioni di persone, sull’intero pianeta circa 75 milioni. La virulenza dell’antica pandemia fu probabilmente favorita da un cambiamento climatico tra la fine del Duecento e gli inizi del Trecento che determinò carestie a causa di inverni più rigidi ed estati più umide e piovose. I cronisti del tempo come Matteo e Giovanni Villani attribuiscono l’epidemia di peste l’uno ai peccati degli uomini, l’altro invece all’apparizione di una cometa. La violenta irruzione della morte nella quotidianità ha lasciato traccia nell’arte, dove si diffondono rappresentazioni macabre in cui la morte viene rappresentata come uno scheletro che si aggira fra gli uomini come nel “Trionfo della morte” di Palazzo Abatellis a Palermo (v. foto).