GIUSEPPE UNGARETTI A CINQUANT’ANNI DALLA MORTE
(Gabriella Maggio)
Nella notte tra l’1 e il 2 giugno 1970 moriva a Milano Giuseppe Ungaretti. Considerato un grande poeta del ‘900 fino alla metà del secolo, viene progressivamente oscurato da Eugenio Montale al quale va il Nobel per la letteratura nel 1965. Nel momento in cui la poesia italiana vira verso la prosa, la forma e il linguaggio ungarettiani che abbraccia la parola “nuda” , di fronte all’esperienza della guerra, e la parola “ornata “ della scrittura letteraria , non hanno continuatori, anche se a nessuno dei giovani poeti come Sereni, Bertolucci, Giudici, Pasolini, Sanguineti, Pagliarani non sfugge la sua grandezza nel considerare la poesia come fede e rischio.
Tutto ho perduto da Il dolore
Tutto ho perduto dell’infanzia
e non potrò mai più
smemorarmi in un grido.
L’infanzia ho sotterrato
nel fondo delle notti
e ora , spada invisibile,
mi separa da tutto.
Di me rammento che esultavo amandoti,
ed eccomi perduto
in infinito delle notti.
Disperazione che incessante aumenta
la vita non mi è più,
arresta in fondo alla gola,
che una roccia di gridi.
Il tema della poesia è la confessione dello strazio per la morte del fratello. L’esperienza del dolore appare tragicamente chiusa, strettamente personale.