ANNO BISESTILE
(Irina Tuzzolino)
Iuno februa- Giunone purificatrice
Intorno all’anno bisestile ancora oggi girano timori e inquietudini. L’attuale pandemia del Covid-19 appare come “una prova provata” del fatto che l’anno col febbraio di 29 giorni è caratterizzato da eventi funesti. Ma anche negli anni bisestili precedenti non sono mancati terremoti ed attentati o altro genere di disastri. L’origine dell’anno bisestile è legata alla riforma del calendario, da lunare a solare, voluta nel 46 a. C. da Giulio Cesare, e da lui perciò chiamato giuliano, sebbene si fondi sui calcoli astronomici del greco Sosigene di Alessandria. Il calendario romano lunare risultava di 365 giorni, per adeguarlo a quello solare, che ne calcolava 365 e ¼, Sosigene inserisce un giorno ogni quattro anni. Dall’espressione latina, che indicava il giorno aggiunto al mese di febbraio ante diem bis sextum Kalendas Martias, viene il nostro termine bisestile. Mentre noi aggiungiamo un ventinovesimo giorno, i Romani contavano due volte il 24 febbraio, per non alterare il numero totale di 28 giorni del mese e rispettare così il culto degli dei inferi a cui il mese era sacro. Il nome del mese deriva, secondo Macrobio, dalla divinità etrusca della febbre e degli inferi Februus introdotto nel calendario romano da Numa Pompilio e dedicato alla purificazione dei vivi e all’espiazione dei defunti nei Feralia ( da dove ferale) , celebrati nella seconda metà del mese, che propiziavano il ritorno dei manes ( i defunti) sulla terra. Fino all’epoca dei decemviri legibus scribundis , 450 a. C. , febbraio è stato l’ultimo mese dell’anno, da quell’epoca in poi il secondo, come riferiscono Cicerone ed altri . Nel tempo i Romani hanno consacrato templi a Febris, associata alla guarigione dalla malaria, e hanno attribuito l’epiteto februa, purificata, a Giunone, divinità che presiedeva al mondo femminile. L’immaginario popolare ha considerato sempre con apprensione la doppia irregolarità di febbraio il mese più corto dell’anno che ogni quattro anni viene accresciuto di un giorno. Antichi timori e nuove superstizioni si sommano ancora oggi e in qualche modo accomunano i popoli, soprattutto in presenza di inquietanti calamità.