INTERMITTENZE POETICHE

Due  poesie  di Giuseppe Maccarone

Primavera 2020

 

Erbe infestanti nei terreni incolti

utili per un verde a primavera

ma poi simbolo e rovina

di una non compiuta

fatica umana

 

semina irrealizzata ma ancor

possibile a maggiore fatica

per rinascimento della

terra vivida

 

Monte Pellegrino  Palermo

Cagnone verde uscito dal mare

accovacciato sereno

guardiano alto di questa città

stesso destino con la sorvegliata

cantato nelle poesie

nel colmo riflesso di foto sbiadite

fuori e lontano mostrate bellezza

ma dentro tarlati

antichi e profusi di antri sfrangiati.

I due testi proposti oggi da Giuseppe Maccarone, pur  in apparenza distanti,  sono accomunati  dallo sguardo del poeta che va oltre l’evidenza e rivela la forza e nello stesso tempo l’insidia della natura. Tema di grande attualità nei giorni della pandemia.  Nel primo testo  la forza vitale della terra a primavera, rappresentata  dal terreno incolto  rende incompiuta l’opera dell’uomo  anche nella coltivazione. Nel secondo l’inganno  della bellezza di Palermo e del monte Pellegrino, tanto  celebrati da poeti e artisti , celano   al  loro  interno  caverne    buie e precarie.  Ne risulta un senso di disinganno e di timore. (Gabriella Maggio)

 

 

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