LA SETTA DEGLI ASSASSINI IERI E OGGI
(Daniela Crispo)
Ancora oggi si parla dell’ antica setta degli Assassini in saggi storici, come L’ordine degli Assassini di Marshall G.S. Hodgson, in letteratura nel romanzo Alamut di Vladimir Bartol, nelle opere di U. Eco Il pendolo di Foucault e Baudolino, in Angeli e demoni di Dan Brown, in un dialogo di A. Jarry e si potrebbe continuale l’elenco. Esiste persino un videogioco Assassin’s Creed Rebellion. Secondo le fonti orientali la setta degli Assassini, gemmazione dei musulmani sciiti, è stata fondata da Hasan –i-Sabbah nel 1090 ed ha avuto il suo centro nella fortezza di Alamut sulle montagne a sud del Caspio . Sotto il governo di Hasan II la setta passa dalla sharia ( la legge) alla qiyama ( la grande resurrezione) che istituisce il “paradiso sulla terra” . Il capo della setta è indicato come il Veglio della Montagna , nome che deriva da un equivoco sul significato dell’arabo shaikh “vecchio” e “capo”. Il Veglio si serviva dei suoi fedeli, fatti crescere in un giardino di delizie (paradiso) e inebriati dall’hashis (donde ” assassini “) per compiere delitti efferati, giustificati dalla loro dottrina, ai fini della lotta e dell’espansione politico-religiosa. Li addormentava con la stessa bevanda usata per portarli nel castello, poi li faceva condurre fuori dicendo loro che, se volevano riacquistare il paradiso perduto, dovevano sacrificare la vita in qualunque impresa egli avesse loro comandata. Notizia del Vecchio della montagna e dei suoi Assassini si trovano nei testi relativi alla storia delle Crociate e nel Milione di Marco Polo. Nel Novellino l’autore tace l’efferatezza dei delitti e pone l’accento sulle virtù cavalleresche e la fedeltà : Lo ‘mperadore Federigo andò una volta fino alla montagna del Veglio, e fulli fatto grande onore. Allo stesso modo la poesia d’amore rileva negli Assassini non l’efferatezza dei loro misfatti, bensì la fedeltà illimitata al proprio capo. Il poeta Guido delle Colonne in Gioiosamente canto, 25 dice:
per ch’eo son vostro più leale e fino/ che non è al suo signore l’assessino.
In Amor che lungiamente, 4:
c’ho più durato ch’eo non ho possanza,/per voi, madonna, a cui porto lianza/ più che no fa assessino ,a sorcotato,/ che si lassa morir per sua credanza.
E nel Mare amoroso, 30 :
che io v’amo e servo assai più lealmente/ che l’assessino al Veglio de la Montagna.
In seguito il motivo della fedeltà viene sostituito da quello della crudeltà ed efferatezza, che costituirà la connotazione prevalente nel significato del termine. Questo aiuta ad intendere la qualifica di perfido nel testo dantesco : lo perfido assessin ( Inferno, XIX) . Un altro aspetto, quello dell’effetto soporifero della bevanda, coglie Giovanni Boccaccio nell’ottava novella della terza giornata del Decameron : L’abate aveva una polvere di straordinaria virtù, donatagli da un principe del Levante, il quale affermava che era usata dal Veglio della montagna quando voleva mandare o trarre fuor qualcuno dal Paradiso. Essa finchè durava il suo effetto, faceva dormire colui che la prendeva così profondamente da sembrare morto.