LA TARGA FLORIO
(Carla Amirante)
Vincenzo Florio e Franco cortese nel 1951
Nei primi giorni del 2020 in Arabia Saudita ha avuto inizio la 42ª edizione della Rally Dakar, in inglese raduno, in francese rallye, che è una difficile e molto seguita gara automobilistica tra vetture da competizione percorsa su strade asfaltate, altre invece sterrate, su vie pubbliche, dove si osserva il Codice stradale, e su piste dove si corre liberamente ad altissima velocità, come avviene nelle gare di Campionato del Mondo o Nazionali. Il regolamento di questa disciplina vuole che i concorrenti affrontino ogni ostacolo naturale, quindi guidare anche di notte, in presenza di neve e di forte nebbia. Vi sono inoltre prove speciali cronometrate tenute su strade pubbliche, chiuse al traffico per l’occasione, o su tragitti particolarmente tortuosi, molto stretti e sconnessi. Mentre in Italia, ricca di colline e montagne, si trovano forme di percorsi accidentati, nel nord Europa invece prevalgono i territori pianeggianti ed in Africa e Asia i deserti con le dune. Ai corridori, in queste prove speciali, non vengono fornite dotazioni di sicurezza, ma solo piccole protezioni in gomma o balle di paglia poste sopra gli oggetti particolarmente sporgenti ed affilati, come alcuni guardrail e bordi di muretti. Ma piuttosto vogliamo ricordare che il primo rally è nato proprio in Sicilia quando Vincenzo Florio (1883 –1959), un palermitano di ricca famiglia, affascinato dall’automobile, il nuovo mezzo di locomozione dell’epoca, finanziò e organizzò nel 1905 la famosa gara automobilistica che prese da lui il nome di “Targa Florio”. Vincenzo Florio, già noto nell’ambiente delle auto, aveva partecipato ad alcune competizioni dell’inizio del secolo e nel 1905 aveva istituito anche la Coppa Florio, una corsa automobilistica che si teneva a Brescia con delle caratteristiche e regole che già anticipavano il rally che oggi si pratica.
La Peugeot L25 vittoriosa alla Targa Florio del 1919
La Targa Florio, con la Pechino-Parigi del 1907 e la Mille Miglia del 1927, è una delle corse automobilistiche più antiche e famose al mondo che tuttora continua la sua attività mantenendosi fedele alla volontà del suo fondatore Vincenzo Florio, che ebbe a dire: «Continuate la mia opera perché l’ho creata per sfidare il tempo.» La gara si svolge ogni anno, quasi sempre nel mese di maggio, sulle strade della provincia di Palermo e delle Madonie. Essa è una gloria siciliana, perché si è sempre svolta solo sulle strade dell’isola e su quelle strette e tortuose dei monti delle Madonie, che offrono l’ambiente più spettacolare della gara. Talvolta la corsa è stata abbinata al Giro di Sicilia con il periplo dell’isola e dal 1937-1940 ha incluso nel suo giro anche il Parco della Favorita a Palermo.
La Targa Florio è diventata presto una leggenda per le enormi difficoltà che le auto devono affrontare dovute alla durezza del tracciato tanto che nei primi anni il portare a termine la corsa era considerata un’impresa titanica. Per la notevole fama sono state tante, e anche ora, le case produttrici di autovetture che vi hanno partecipato per pubblicizzare i loro mezzi e mettere in risalto le loro prestazioni. Nel 1957, per l’incidente mortale avvenuto nel raid della Mille Miglia, la Targa Florio rischiò anch’essa di essere soppressa ma Vincenzo Florio e gli organizzatori, per farla sopravvivere, trasformarono la prova velocistica in prova di “regolarità”, quasi una passeggiata. Lo stesso Vincenzo Florio soleva ripetere che la sua era “la gara più lenta del mondo” e per questo anche la più sicura. Ma anche questa corsa ha avuto i suoi incidenti con morti e feriti tra il pubblico e tra i piloti: si ricorda in particolare la morte del conte Giulio Masetti, con l’uscita di strada della sua Delage nel 1926 con i superstiziosi che notarono come la Targa Florio fosse giunta alla 17° edizione e la vettura del Masetti contrassegnata col numero 13. Dopo questo incidente mortale, tale numero non fu più dato alle vetture in corsa né in Italia né all’estero, unica eccezione una volta in Formula 1. Un altro incidente mortale si verificò nel 1971, in cui la vittima fu il pilota triestino Fulvio Tandoi. Nel 1955, e dal 1958 al 1973, la Targa Florio, è stata inserita tra le gare dei Campionati Internazionali o Mondiali riservati alle vetture Sport o Gran Turismo, assumendo in tal modo un’importanza davvero rilevante con la partecipazione di piloti dai nomi altisonanti e di case automobilistiche importanti. Dopo l’edizione 1973, a causa di numerosi e gravi incidenti, la Targa Florio è stata esclusa dal circuito delle grandi prove internazionali anche a causa del pericoloso circuito delle Madonie che si era mostrato inadatto ad ospitare le competizioni con vetture molto potenti.
Ancora nel maggio 1977, con la 61° edizione, la gara venne sospesa a causa di un altro incidente che provocò due morti e tre feriti gravi (tra cui lo stesso pilota); dal 1978 la gara fu trasformata in Rally e ed è organizzata dall’Automobile Club di Palermo in collaborazione con altre istituzioni locali come la Regione Siciliana ecc. La competizione, valevole per Rally nazionali, europei e siciliani, dal 2006 è stata inserita negli eventi mondiali della FIA e nel 2008 Supporter Event per l’IRC, il campionato mondiale delle vetture S1600; mantenendo la numerazione, le gare disputate dal 1906 fino ad oggi, 2019 sono state 103, praticamente senza soluzione di continuità (salvo gli anni delle due guerre mondiali). Il tracciato delle Madonie è rimasto quasi sempre lo stesso con il percorso a tappe rallistiche: alto è stato il numero dei partecipanti, tante le vetture storiche, inserite in una speciale categoria valevole per i campionati internazionali di auto d’epoca, enorme l’affluenza di pubblico per la spettacolarità dell’evento e dal 2007 anche la presenza delle vetture ecologiche per il “Green Prix – Targa Florio”. L’evento con il suo fascino unico per il calore e l’abbraccio del pubblico, la partenza delle auto tra la folla esultante, le insidie delle strade delle Madonie, presenta elementi irrinunciabili per le case automobilistiche e soprattutto per i piloti, che vorrebbero vedere il proprio nome scritto nell’Albo d’Oro, un privilegio per pochi.
Oggi la Targa viene ricordata nel Museo Targa Florio di Collesano, ubicato nei locali del Municipio, dove sono visibili e consultabili cimeli, foto, trofei, parti di vetture storiche, tute di piloti, giornali, libri, classifiche e tanto materiale per ripercorrere la storia della mitica targa Florio. A cura di privati sono stati realizzati altri tre musei, a Cerda (PA), a Campofelice di Roccella (PA) e a Termini Imerese (PA).