ESODO DI EMMA DANTE
(Gabriella Maggio)
“Esodo “ di Emma Dante già presentato nella scorsa edizione del Festival di Spoleto ha aperto la stagione del Teatro Biondo “di Palermo. In scena Sandro Maria Campagna ed i sedici allievi della “Scuola dei mestieri dello spettacolo del Teatro Biondo”, diretta dalla stessa Dante, interprete ideale della fisicità del rapporto attore- scena, che è uno dei tratti peculiari di quel realismo globale che è lo stile della regista. Sin dal quadro iniziale infatti gli attori con movimento percussivo s’impongono all’attenzione dello spettatore, realizzando una risemantizzazione della scena in chiave prossemica e fonica per dare voce alla “reinterrogazione “ dell’Edipo re di Sofocle. L’accostamento ai testi classici ha sempre sollecitato Emma Dante, e, come lei stessa ha detto in un’intervista, si articola in tre azioni, “esplorare, scardinare, reinterrogare “. Reinterrogare è perciò l’esito finale di un agire culturale che veicola nel contemporaneo il messaggio sempre vivo della classicità e, ne dimostra, nel processo della rappresentazione, tutta la ricchezza di significati attinenti all’uomo. Le luci di Cristian Zucaro scolpiscono i corpi e assumono il ruolo di collante della rappresentazione, che nella mescidazione linguistica per la presenza dei dialetti, negli elementi folclorici di sapore gitano e nell’allusione liturgica del foglio, posato sulle sedie, nel quale sono riportate le parole del Vangelo secondo Matteo: «Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato», realizza più che un’attualizzazione banalizzante un attraversamento trasversale del testo, mettendone in luce la ricchezza di risonanze che chiamano lo spettatore all’ interpretazione, ponendogli domande che riguardano tutta la comunità degli uomini. Lo spettacolo resta sostanzialmente fedele alla vicenda sofoclea. Edipo col gruppo costituito dalla sua inconsueta famiglia, a cui si uniscono Creonte e Tiresia, è partito da Tebe gravato dalla colpa inconsapevole e dopo lunghe peregrinazioni si stabilisce in un luogo (Colono, secondo la tradizione ) e lì in prima persona , chiamando in causa tutti gli altri personaggi, racconta la sua storia. Il titolo “Esodo” punta l’accento sull’ineludibile viaggio motivato da motivi morali dei personaggi, ma evoca alla mente degli spettatori altri viaggi antichi e recenti. Questo è il significato politico dell’opera. Prolungati gli applausi del pubblico agli attori e alla Dante, chiamata sul palco.