WINTER JOURNEY
(Gabriella Maggio)
Rokia Traorè (ph.R.Garbo)
Nell’ambito delle “Settimane Internazionali di Nuova Musica” che si svolgono a Palermo il 4 ottobre 2019 è andata in scena al Teatro Massimo della città la prima mondiale di “Winter Journey” composta da Ludovico Einaudi , diretta da Carlo Tenan. L’opera che affronta la tragedia senza catarsi dei migranti è co-prodotta con il Teatro San Carlo di Napoli, dove sarà presentata nella prossima stagione. Woman, Man, e Child sono i personaggi principali, privi di un nome che li individui perché rappresentano senza distinzione le donne, gli uomini e i ragazzi che migrano dall’Africa verso l’Europa. L’opera è notevole non soltanto per il modo nitido e profondo con cui affronta l’argomento, ma per la coerenza delle sue parti. I video, le scene, i costumi, le luci corrispondono armoniosamente alla musica di soli archi, pianoforte e percussioni, ideata da Ludovico Einaudi per questa sua opera prima, al libretto dello scrittore irlandese Colm Toibìn e alla felice regia di Roberto Andò, che dispone su due livelli alto e basso i due mondi rispettivamente dei migranti e degli europei. La compagine organica della vicenda si scioglie in una serie di quadri, che scandiscono i culmini patetici dei personaggi. Ciascuno è il narratore di sé stesso, della sua lotta esistenziale, espressa attraverso il monologo evocativo dell’azione e dello stato psichico che l’accompagna. I monologhi dei tre protagonisti sono intervallati da quelli di un politico che si mostra ostile ai migranti. La vicenda dei tre personaggi non ha sviluppo né conclusione, semplicemente è. Per questo non c’è catarsi nella rappresentazione tragica della migrazione. Sul palcoscenico non ci sono cantanti lirici, ma noti artisti africani, l’uomo è Badara Seck del Senegal, la donna Rokia Traoré del Mali, il loro figlio è cantato da Leslie Nsiah Afriye (nato in Ghana ed ora residente a Palermo) ma recita il ruolo sul palcoscenico Mouhamadou Sazil. Di spicco la suggestione del canto malinconico, lento e armonioso di Rokia Traorè. Ѐ esplicita nell’opera la condanna della civiltà europea che ha smarrito la sua anima, ormai arroccata nella frenetica difesa del suo “benessere”. L’assenza del bel canto ha contribuito alla delusione della parte più tradizionalista degli spettatori presenti non molto numerosi, sebbene l’opera goda già di una considerazione internazionale, se il New York Times International ha presentato un lungo servizio in prima e seconda pagina.