LA TRAVIATA
(Salvatore Aiello)
Dopo la pausa estiva il Massimo di Palermo ha ripreso la sua attività con La traviata opera plebiscitariamente amata dal pubblico e di sicuro richiamo; tutto esaurito, infatti. per un’edizione già collaudata nella Stagione 2017, con la regia di Mario Pontigia ripresa da Angelica Dettori, nata sotto buoni auspici. Una produzione del Teatro che si avvaleva delle portentose scene e dei bei e raffinati costumi di Francesco Zito in tandem con Antonella Conte, con risalto delle luci di Bruno Ciulli; scene che si ispiravano alla Palermo felix, quella della belle époque. In questo modo si è proposto uno spettacolo ben amalgamato che teneva tanto conto del testo e della musica del sommo Verdi per riproporre la storia amara di Violetta Valéry, cortigiana di lusso, parte viva di quella borghesia francese ipocrita. Violetta a un certo punto si innalza dai contesti, scopre il suo cuore generoso elevandosi nel mondo della poesia e della fantasia in contrasto con Giorgio Germont, personaggio limite che impersona la società del buon senso e con Alfredo, dimidiato amante romantico, condannato all’infelicità.
(Ph. Franco Lannino )
Elemento di curiosità il debutto nel ruolo di Violetta di Ruth Iniesta e del direttore d’orchestra, il giovane palermitano Alberto Maniaci che ha diretto con partecipe sensibiltà marcando più le atmosfere malinconiche e liriche e in continuo dialogo col palcoscenico. Ruth Iniesta, già conosciuta dal pubblico del Massimo per i ruoli di Gilda del Rigoletto e di Elvira de I Puritani, ha dato vita ad una Violetta rassicurante sul piano vocale per saldezza tecnica e vocale per cui ha potuto soddisfare le numerose sfaccettature richieste dalla complessa partitura pur se mancante di certe nuances nell’insidioso primo atto affrontato talvolta con movimenti non sempre aderenti al canto. Bene il suo “Amami Alfredo” , l’ “Addio del passato” e l’intero quarto atto vissuti con viva emozione ed intensità espressiva. Meno convincente l’Alfredo di Francesco Castoro per una mancata corposità vocale che in molti punti è richiesta pur facendosi però apprezzare per un timbro cordiale e una disponibilità alla ricerca di colori e calorosi accenti. Più solido e maturo il Germont di Simone Del Savio per una voce ben timbrata, emissione morbida, un canto puntuale e coinvolgente oltre ad un certo rigore scenico.Completavano adeguatamente il cast con pofessionalità e scioltezza: Carlotta Vichi (Flora), Piera Bivona (Annina), Pietro Picone (Gastone), Lorenzo Grante (Il barone Douphol),Alessio Verna (Il marchese D’Obigny), Alessandro Abis (Il dottor Grenvil). In risalto il coro ben istruito dal nuovo maestro Ciro Visco. Gaetano La Mantia e Monica Piazza erano i danzatori. Successo da parte del numeroso pubblico.