IL PRIMO POETA DELLA STORIA

(Carla Amirante)

   Quando si parla dell’origine della Poesia il pensiero corre veloce all’antica Grecia come il luogo che a questa forma d’arte ha dato vita chiamandola ποίησις con il significato di “creazione”. La Poesia sceglie, accosta le parole legandosi al ritmo e al suono musicale dei fonemi, le unità linguistiche; essa riesce a trasmettere concetti e stati d’animo in maniera molto più evocativa e potente della prosa, che invece non sottopone le parole alla metrica. Così pure si crede che il primo poeta tramandato dalla storia sia stato Omero, l’aedo greco per antonomasia a cui sono stati attribuiti l’Iliade e l’Odissea, i poemi più famosi della antica cultura europea. Ma invece il primo poeta, di cui la storia ci dà notizia, è una donna, nota a pochi, il cui nome è Enheduanna, una sacerdotessa sumera nata molto prima di Omero e vissuta intorno al XXIV secolo a.C., sembra tra il 2285 e il 2250 a.C. Così dal passato e dalla Mesopotamia è emersa la figura di donna che ha superato la barriera del tempo e ha dato di sé l’immagine di una donna dalla forte personalità, avendo ricoperto il triplice ruolo di poetessa, grande sacerdotessa e principessa. Come poetessa Enheudemma, insieme a Saffo, l’altra poetessa molto famosa dell’antichità, è portavoce di una cultura e una letteratura femminile iniziata alcuni millenni fa.  Enḫeduanna era figlia del re accadico Sargon, fondatore del primo impero della storia, e nella città di Ur, in Mesopotamia, coprì la carica di grande sacerdotessa della dea Inanna,  scrivendo per lei  numerosi inni. I suoi poemi sono ritenuti importanti per la bellezza e l’eleganza stilistica dei versi e perché considerati dagli studiosi il primo resoconto scritto della coscienza di un individuo sulla propria vita interiore. La sacerdotessa, nel cantare alla dea, riconosce che Inanna è l’archetipo femminile per eccellenza in possesso sia delle caratteristiche divine che di quelle terrestri e ne celebra inoltre il grande potere femminile, di cui la poetessa stessa ne aveva piena consapevolezza. Interessante è il fatto che Enheudanna, per comporre gli inni, non adoperò la lingua ufficiale accadica usata nell’impero del padre e parlata in famiglia, ma preferì scrivere in lingua sumerica, come se volesse sottrarsi al dominio paterno ed affermare la propria personalità di donna, sfruttando la sua funzione di suprema sacerdotessa di una divinità femminile tanto importante, quale era la dea Inanna.  Così , pure in lingua sumerica, è giunta fino a noi la più celebre delle sue opere, nota con il moderno titolo di L’esaltazione di Inanna, che ha come incipit Nin-me-šárra, Signora di tutti i Me, le forze impersonali che nella mitologia sumera, insieme agli Dei, garantiscono l’ordine dell’universo. Di quest’Inno, lungo 153 righe, si sono salvati oltre cinquanta frammenti su tavole incise con caratteri cuneiformi, in cui, con parole a volte oscure, è narrato il dramma vissuto da Enḫeduanna, costretta ad abbandonare il tempio del dio poliade di Ur, il dio Luna Nanna, e per salvarsi a fuggire e a nascondersi nella steppa. L’opera si presenta come un’ invocazione agli dèi da parte della donna perché la liberino dall’esilio; tra i versi c’è pure un’allusione a un certo Lugalanne, il ribelle al potere di suo padre, il re accadico Sargon. L’Inno infine si conclude con l’invocazione ad Inanna, figlia del dio Nanna, perché possa fare ritorno al suo tempio. La sua opera è l’unica della letteratura religiosa sumerica di cui si conosca il nome dell’autore ed è stata inserita tra componimenti religiosi più importanti dell’antichità per  i versi scritti con forte carica emotiva, che manifestano tutto il disagio morale dell’autrice a causa dell’instabilità politica dell’epoca. Riportiamo la traduzione in italiano dei primi versi dell’opera dedicata ad Inanna:

   «1.Signora di tutti i Me (nin-me-šar2-ra), risplendente di luce

  1. Donna virtuosa, vestita dello splendore divino (melam), diletta del Cielo e della Terra
  2. Ierodula (nu-u8-gig )del dio An, con il grande diadema
  3. Colei che ama la tiara consona alla grande sacerdotessa
  4. La cui mano impugna (tutti) i sette Me
  5. O mia Signora, tu sei la guardiana di tutti i grandi Me
  6. Tu hai riunito i Me, tu hai legato i Me alle tue mani
  7. Tu hai raccolto i Me, tu hai stretto i Me al tuo petto
  8. Come un drago (ušumgal) tu hai lanciato il veleno sui territori dei nemici
  9. Quando tu ruggisci alla terra come il dio della Tempesta (Iškur), la vegetazione non può resisterti
  10. Come un diluvio (a-ma-ru) discendi dalla tua montagna (kur)
  11. O potente del cielo e della terra, tu sei Inanna»

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