La danza di Pink Floyd – Carmen Suite al Teatro Massimo di Palermo
(Gabriella Maggio)
(ph. Rosellina Garbo)
Grande entusiasmo al Teatro Massimo di Palermo per lo spettacolo Pink Floyd – Carmen Suite, due tempi di danza affascinante. Sulla musica del gruppo musicale rock britannico, formatosi nella seconda metà degli anni sessanta, Pink Floyd – Atom Heart Mother, già rappresentato la scorsa estate al Teatro di Verdura, è una creazione di Micha van Hoecke per il corpo di ballo del Teatro Massimo, di cui è regista e coreografo insieme all’assistente Miki Matsuse. L’opera racconta i ricordi di Micha legati ai suoi genitori, alla sorella, a Parigi e alla scoperta della musica dei Pink Floid,. Le scene di Renzo Milan, il video realizzato da Studio Rain, le luci di Sergej Ševčenko completano l’atmosfera di uno spettacolo raffinato che ha coinvolto la sensibilità di un pubblico maturo che si è ritrovato nella musica e nei colori degli anni ’60.
Svetlana Zakharova (ph. Teatro Massimo)
La seconda parte dello spettacolo Carmen Suite per la coreografia di Alberto Alonso, ripresa dalla moglie e ispiratrice Sonia Calero e da Maria Cristina Alvarez, su musiche di Bizet e di Massenet riscritte da Rodion Ščedrin, eseguite dall’Orchestra del Teatro Massimo diretta da Aleksej Baklan. Protagonista la bravissima Svetlana Zakharova, étoile del Teatro Bol’šoj di Mosca e del Teatro alla Scala di Milano, che ha tracciato un intenso ed armonioso profilo di Carmen, armonizzando tratti di sensualità libera e di inconfessato timore. Altrettanto prestigiosa l’esibizione di Denis Rodkin, primo ballerino del Teatro Bol’šoj di Mosca, nel ruolo di Don José, e di Mikhail Lobukhin, anche lui primo ballerino del Teatro Bol’šoj di Mosca, in quello di Escamillo. Adeguato all’alto livello dei protagonisti quello del Corpo di Ballo del Teatro Massimo. Interessanti le scene e i costumi di Boris Messerer, già visti nella prima realizzazione moscovita e nell’allestimento del Teatro San Carlo, per il colore spagnolo degli abiti e per la plaza de toros cuore della storia. Luci di Sergej Ševčenko.