I SEVERI
(Irina Tuzzolino)
Il crescente potere degli eserciti nelle province di confine dell’Impero Romano durante il III sec. d.C. mette una forte ipoteca sulla designazione dell’imperatore stesso e favorisce l’attuazione di forme di propaganda sempre più spettacolari che mettono in luce non solo il princeps ma anche la sua famiglia con l’intento di colmare la differenza socio-culturale con l’antica aristocrazia senatoria. La legittimazione si ottiene con la ridefinizione in senso carismatico della figura del sovrano: non più un primo cittadino, princeps, ma un capo da seguire in guerra e una guida cui obbedire in pace. Questo carisma o lo si possiede o lo si crea con la propaganda, che ha grande presa nell’immaginario comune perché risponde alle aspettative interiori dei singoli e delle comunità. Il desiderio di sicurezza spinge a sperare in un messaggio salvifico, soprattutto se è incarnato da una persona. Settimio Severo, fondatore della dinastia che comprende i figli Geta e Caracalla, possiede il carisma che lo porta a ricoprire il ruolo di imperatore. Nato a Leptis Magna in Africa nel 146 d.C. , appartenente all’ordine equestre, percorre il cursus honorum dalla carica di questore a consul suffectus (console che subentra a sostituzione di un altro) ; nel 191 ottiene il governo della provincia danubiana della Pannonia Superiore, dove le legioni nel 193 a Carnuntum, sede del governo e del comando militare, lo proclamano imperatore al fine di superare la grave crisi originatasi con l’assassinio dell’imperatore Commodo. Nel tondo riportato è raffigurato Settimio Severo con la moglie Giulia Domna e i figli Geta e Caracalla. L’imperatrice Giulia Domna di origini siriane, figlia di un sacerdote del dio Sole, è l’animatrice, insieme alla sorella Giulia Mesa ed alle nipoti, di un movimento intellettuale e religioso, espressione del sincretismo che riflette in campo culturale l’appiattimento e il conformismo politico e sociale. Il regno dei Severi è connotato da una grave crisi economica provocata dalla stasi generale della produzione. Ma per diverso tempo la crisi resta nascosta, mascherata con l’intensa attività di costruzione di opere pubbliche civili e militari, che lasciano una impronta importante nell’ architettura e nell’urbanistica di Roma e di molte parti dell’Impero. Prova importante è la Forma Urbis ,grande iconografia marmorea di Roma antica realizzata dai Flavi e rielaborata dai Severi, pervenutaci frammentaria. La nuova redazione della Forma fu resa necessaria dal grave danno derivato dall’incendio del 191 d. C., che distrusse quasi totalmente il Forum Pacis, e certo danneggiò grandemente l’edificio del catasto urbano, detto, almeno dal tempo dei Severi, Templum Sacrae Urbis. La nuova redazione rappresentò anche un aggiornamento della pianta e un mutamento di criterio per quanto riguardava l’orientamento della città. Nell’edizione dei Flavi, questo era da SO. a NE. secondo l’antica tradizione, determinata dalla divisione regionale serviana e nuovamente sancita nell’ordine progressivo delle regioni augustee, di cui la prima (Porta Capena) corrispondeva alla più meridionale; il nuovo invece va nettamente da S. a N., prendendo come punto centrale di riferimento l’asse maggiore del Circo Massimo. A Settimio succede Caracalla, soprannome di M. Aurelius [Severus] Antoninus, per la veste gallica che usava, già associato all’impero nel 198, assume i titolo nel 211 insieme col fratello Geta, che l’anno seguente fa uccidere. Nel tondo riportato infatti il volto di Geta, è cancellato come pure come su tutti i documenti a causa della damnatio memoriae . Per guadagnarsi la simpatia dell’esercito Caracalla aumenta gli stipendî, e di conseguenza deve inasprire le tasse e svalutare la moneta. Nel contesto di una revisione del diritto nel 212 d.C. Caracalla emana la Constitutio Antoniniana , editto con cui, concede la cittadinanza romana a tutti, o quasi, gli abitanti dell’Impero. Tra i pochi esclusi vi erano i cosiddetti dediticii, ossia i non Romani formalmente privi di ogni altra appartenenza cittadina. L’emissione dell’editto è ispirata da finalità del tutto contingenti, di natura fiscale, per generalizzare le imposte fino allora dovute dai soli cives. A Roma costruisce le terme che portano il suo nome. Muore a Carre ucciso alla sua scorta per istigazione del prefetto delle guardie Opellio Macrino. Sulla dinastia dei Severi a Roma è visitabile la mostra “Roma Universalis. L’impero e la dinastia venuta dall’Africa”.