LEE MARVIN, IL PIÙ AFFASCINANTE DEI CATTIVI DI HOLLYWOOD
(Pierfranco Bianchetti)
Whisky e scazzottate! Alto, robusto, la faccia scavata, gli occhi di ghiaccio, Lee Marvin a trent’anni dalla sua scomparsa non cessa di affascinarci ogni volta che lo rivediamo in uno dei suoi film di passaggio sul piccolo schermo. La voce cavernosa (che noi purtroppo non abbiamo mai sentito a causa del doppiaggio), la fronte segnata e la mascella squadrata sono le caratteristiche ideali per il classico vilain di Hollywood, il cattivo che più cattivo non si può. Nato il 19 febbraio 1924 a New York, figlio di un agente pubblicitario e di una giornalista di moda, a diciotto anni lascia la scuola per entrare nel corpo dei marines per servire la patria contro il nazifascismo. Assegnato alla 4° Divisione Marines che ha il compito di liberare alcune isole del Pacifico occupate dalle truppe giapponese, si distingue per il suo coraggio nelle battaglie di Kwajalein, Eniwetok e Saipan, dove viene ferito gravemente ai glutei da una mitragliatrice riportando gravi lesioni al nervo sciatico. Congedato si porta a casa la medaglia Purple Heart e una pensione di invalidità di quaranta dollari al mese, ma per tutta la vita soffrirà di forti dolori alla schiena che lo porteranno a eccedere con l’alcool. Nel dopoguerra del tutto casualmente intraprende la carriera di attore sostituendo per caso sul palcoscenico un suo amico. Recita prima in una compagnia di giro, poi a Broadway, in televisione e infine nel cinema. A Hollywood nel ’50 è sul set insieme a un altro debuttante Charles Bronson, del film Comandante Johnny di Henry Hathaway, protagonista Gary Cooper. Ben presto i registi lo scelgono per affidargli personaggi crudeli, ma affascinanti. In Il grande caldo del ’53 di Fritz Lang lo sceglie per il ruolo di un feroce gangster che getta in faccia del caffè bollente a Gloria Graham in una scena che rimane impressa nella memoria dello spettatore americano. Nello stesso anno in Il selvaggio è Chino, il rivale capo di una banda rivale in lotta con quella di Marlon Brando. Nel ’62 è il terribile pistolero con frusta e pistole argentate di L’ uomo che uccise Liberty Valance per la regia di John Ford, terrore di una cittadina del West. Al suo fianco due giganti con James Stewart e John Wayne. Nei generi thriller, western e bellici Lee Marvin grazie alla sua recitazione personalissima, ai suoi sguardi penetranti, ai suoi borbottii inimitabili e a una presenza scenica straordinaria, è promosso protagonista. Nel ’65 vince un Oscar per il film Cat ballou dove recita nella doppia parte di un feroce sicario col naso di ferro e in quella di un pistolero alcolizzato (“metà Oscar lo devo dividere con il mio cavallo” dichiarerà ritirando la preziosa statuetta). “Dal ’66 al ’68 arrivano quattro film fortunati per lui, Quella sporca dozzina, I professionisti, Senza un attimo di tregua dove nei panni di un gangster che rivendica i soldi di una rapina sottrattigli dai suoi complici è semplicemente memorabile e Duello nel pacifico nel quale invece è un marine che ingaggia una battaglia personale su di un’isola nella seconda guerra mondiale con un soldato giapponese interpretato da Toshiro Mifune. Ormai è uno degli anti eroe di moda negli anni Sessanta, ma purtroppo il vizio del bere lo condiziona. Mitiche sono le sue notti folli nei bar di Beverly Hills con sbornie memorabili che finiscono regolarmente in scazzottate feroci. Una volta dopo una festa a Venice è così ubriaco che il regista John Booman lo costringe a dargli le chiavi della sua auto. Lui alla fine di lunghe discussioni accetta a patto di sdraiarsi sul tettuccio. Boorman così avviatosi lentamente sulla Pacific Highway è fermato dalla polizia incredula che gli dice: “Ma lei lo sa di avere sul tetto Lee Marvin ?”. Durante la lavorazione di I professionisti l’attore si presenta sul set perennemente ubriaco causando difficoltà alla troupe tanto che Burt Lancaster, uno degli altri protagonisti della pellicola, furioso tenta di picchiarlo. Nel 1980 il divo ha la possibilità ancora una volta di rivivere il suo passato militare nel bel film di Samuel Fuller Il grande uno rosso nel quale veste i panni del sergente Possum che guida i ragazzi della sua divisione nella seconda guerra mondiale dall’ Africa fino alla Germania. A metà degli anni Settanta si trasferì con la seconda moglie Pamela in un ranch vicino a Tucson in Arizona. Lee Marvin muore a sessantatre anni il 29 agosto 1987 nel corso di un’ operazione chirurgica. Viene sepolto nel cimitero militare di Arlington a Washington. Chissà se qualcuno ha pensato di lasciare vicino alla sua lapide una bottiglia di whisky ? Lui ne sarebbe molto felice ..