L’ESTATE DEL ’78 di Roberto Alajmo ed. Sellerio
(Gabriella Maggio)
In L’estate del ’78, edito da Sellerio, Roberto Alajmo narra un segmento della sua biografia per ricostruire sulla base di documenti e ricordi la storia della sua famiglia e soprattutto della madre Elena fino al momento della sua morte improvvisa e drammatica. Ḗ l’esperienza della sua paternità e la riflessione sul nome dato al figlio, diverso da quelli che “ ritornano a generazioni alternate” , che sembra indurre Alajmo ad affrontare questo importante nodo della sua vita. Il racconto comincia dall’ultimo e inaspettato incontro con la madre, avvenuto nel luglio del ’78 a Mondello, mentre preparava l’esame di maturità. Nulla gli aveva fatto presagire che non l’avrebbe più rivista e perciò da quell’estate lo scrittore inizia un cammino a ritroso nel tempo e nello spazio per ritrovare la madre e le ragioni della sua esistenza. Il titolo dell’opera non poteva quindi essere diverso. Il viaggio interiore non privo di rischi esistenziali con convinzione si snoda tra il profilo della madre fondato sul ricordo e l’immagine immediata degli oggetti e dei documenti da decifrare. Il lettore attento coglie a tratti nel testo una certa timidezza dello scrittore, il suo pudore di far nascere e mostrare il racconto allo scoperto, nella sua matrice, e talvolta si arresta perplesso a leggere sulla pagina il punto d’innesto tra Elena e il mondo, ripercorrendo la propria storia e intrecciando il proprio sentire di figlio o di madre a quello di Alajmo. Non c’è lirismo nel testo, solo narrazione scrupolosa, attenta a fare chiarezza nello scavo faticoso tra le spire della registrazione degli eventi e le stasi del sentimento, per portare infine alla luce il colloquio autentico con la madre. Il narratore-protagonista recupera le radici già vissute, le immagini della madre, le sue parole, i suoi atti fino alla malattia e alla morte. Solo a tratti riemerge anche la figura paterna. Il linguaggio essenziale e asciutto conferisce al testo un chiaro carattere narrativo impedendo che fatti e persone diventino miti, perché restano tutti immersi nel quotidiano. L’opera non ha esplicite indicazioni di genere sulla copertina, ma credo che si iscriva al genere romanzo, secondo l’affermazione di G. Debenedetti : “Ogni vero romanzo, ogni romanzo risolto a fondo, ha contenuto una sua Nekuia”.