LIOLÁ
(Gabriella Maggio)
(ph. Rosellina Garbo)
Venerdì 11 maggio 2018 al Teatro Biondo di Palermo è andata in scena la prima assoluta di Liolà, nell’adattamento da Pirandello realizzato da Mario Incudine, Moni Ovadia e Paride Benassai. La produzione dello spettacolo è una sinergia tra il Teatro Biondo di Palermo il Teatro Garibaldi di Enna e il Teatro Regina Margherita di Caltanissetta. Liolà, Commedia campestre in tre atti è stata scritta da L. Pirandello in dialetto agrigentino e rappresentata da Angelo Musco nel 1916 al Teatro Argentina, durante la Prima Guerra Mondiale che tanto angustiò l’autore coinvolto emotivamente per i figli soldati. Per un gioco di significative assonanze, il testo forse vuole esorcizzare il dolore e la paura, dando l’idea di una irriducibile leggerezza: lì o là, qui o altrove, con l’impressione che per lui vada bene lo stesso, sia a suo agio comunque. La commedia ha come protagonista Nico Schillaci, detto “Liolà”, un contadino, spensierato seduttore di fanciulle che affida i figli nati da queste relazioni alla madre Ninfa. L’ultima vittima dell’interesse di Liolà è Tuzza, nipote del ricco e anziano zio Simone, il quale soffre di non poter avere figli dalla giovane moglie Mita. Scopertasi incinta, Tuzza rifiuta le nozze riparatrici proposte da Liolà, perché pensa di accordarsi con zio Simone che potrebbe rivendicare la paternità del bambino e nominarlo erede del patrimonio. Nel frattempo la moglie di zio Simone, Mita, viene sedotta da Liolà e rimane a sua volta incinta. Il piano di Tuzza va in frantumi , ma la donna si vendica tentando di uccidere Liolà, che con un’acrobazia riesce a fuggire e a ridere dell’accaduto, pronto ad accogliere il nuovo figlio e insegnargli a cantare. Il testo sulla scena del Biondo invece si conclude con la morte di Liolà. Ma non è questa l’unica novità, perché c’è un nuovo personaggio Pauluzzu ’u fuoddi, interpretato da Paride Benassai. Ovadia e Incudine hanno realizzato uno spettacolo corale a forti tinte siciliane, che comunque non conquista, risulta freddo e stereotipato.