L’OPERA DEI PUPI OGGI

(Irina Tuzzolino)

L’Opera dei  Pupi mette in scena storie di banditi, santi, ma soprattutto quelle dei paladini di Carlo Magno che combattono contro i musulmani. Il puparo, che è l’anima dello spettacolo trae spunto dai poemi cavallereschi del ‘500, che rielaborano la Chanson de Roland intrecciando alla lotta tra cristiani e musulmani temi d’amore e di magia; col suo tono di voce conferisce alle scene epiche  un forte  pathos che suggestiona gli spettatori. Le marionette, riccamente decorate, sono leggere e snodabili e rappresentano ciascuna un preciso paladino individuabile per la corazza e il mantello. L’origine dell’Opera dei Pupi, come è giunta fino a noi, nella magistrale interpretazione di Mimmo Cuticchio, epigono di una famiglia di pupari, viene unanimemente collocata in Sicilia nella prima metà dell’Ottocento. All’inizio  si caratterizzava come teatro per adulti prevalentemente maschi. La partecipazione emotiva alle vicende dei paladini assunse presto un valore educativo e talvolta dette l’avvio a rivendicazioni socio-economiche. Col tempo, intorno alla metà degli anni Cinquanta del ‘900, l’Opera  dei Pupi diventa uno  spettacolo  per bambini, e adatta le storie ai toni della fiaba. Oggi ha ritrovato vitalità rivolgendosi  ai  numerosi  amatori e agli studiosi come manifestazione delle tradizioni popolari siciliane da tramandare nel tempo; l’UNESCO l’ha inserita tra i Patrimoni Orali e Immateriali dell’Umanità. Però oggi uno spettacolo incentrato sulla lotta tra cristiani e musulmani potrebbe  sembrare piuttosto fuori luogo. Scioglie il quesito Mimmo Cuticchio,  interprete sensibile dei tempi e del suo mestiere di puparo,  affermando  che insieme alle tradizioni epiche proprie si deve avere a cuore   il rispetto per gli altri popoli.

 

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