ALLE ORIGINI DEL MELODRAMMA
(Pino Morcesi)
Claudio Monteverdi ritratto da Bernardo Strozzi
Il melodramma nasce a Firenze nel clima delle discussioni e delle ricerche accademiche intorno ai modi rappresentativi del teatro classico. Il dramma per musica, come era allora chiamato, rappresenta l’esito estremo dell’Umanesimo e Rinascimento italiani , per l’intersecarsi di erudizione, culto dell’antichità e recupero dei modelli classici. Nel Dialogo della musica antica e della moderna del 1581 Vincenzo Galilei, componente della Camerata de’ Bardi, fondata nel 1573 a Firenze dal conte Giovanni de’ Bardi , promuove il ritorno alla presunta tradizione dei tragici greci nella convinzione che gli attori della tragedia antica recitavano cantando, accompagnati dalla musica. Ottavio Rinuccini è il primo che scrive il libretto per questa nuova rappresentazione drammatica. Si tratta della Favola di Dafne musicata da J. Corsi e J. Peri. Compone poi l’Euridice, musicata da Peri per le nozze di Maria de’ Medici e Enrico di Francia. Jacopo Peri nella prefazione dell’Euridice dice che il compositore deve imitar col canto chi parla. Queste parole segnano il passaggio dalla sovrapposizione polifonica al canto a voce sola con accompagnamento. Il canto monodico è considerato più naturale e anche più adattabile ai valori letterari del testo, che stanno a cuore ai componenti della Camerata. Nel 1607 a Mantova vanno in scena l’Orfeo e l’Arianna musicati da Claudio Monteverdi su libretto rispettivamente di Alessandro Striggio e Ottavio Rinuccini. Queste tre opere muovono dal sistema mitologico proprio della tragedia, ma si concludono con lieto fine, caratteristico del dramma pastorale di cui riprendono l’ambientazione. Rinuccini attenua gli aspetti drammatici delle storie e accentua la cantabilità dei versi, giocando sugli aspetti fonici e musicali. Claudio Monteverdi scopre le sottigliezze espressive della musica, facendo salire la linea melodica o facendola discendere, adoperando dissonanze per esprimere i sentimenti dei personaggi. L’ ampliarsi del pubblico, dagli ambienti della corte ai teatri, determina che ben presto il melodramma perda il suo carattere classicistico, erudito ed elitario, derivato dalla tragedia e diventi un genere di vasto consumo, ispirandosi ai temi leggeri del dramma pastorale e alle sue complicazioni romanzesche e avventurose. La conseguenza è il drastico ridimensionamento dell’aspetto letterario del testo a tutto vantaggio di quello musicale.