OCCIDENT EXPRESS
(Gabriella Maggio)
(ph. Pressreader)
Dal 20 al 29 aprile è stato in scena al Teatro Biondo di Palermo Occident Express ( Haifa è nata per stare ferma) scritto da Stefano Massini, curato da Enrico Fink e Ottavia Piccolo, che ne è l’indimenticabile interprete. Le musiche sono di Enrico Fink eseguite dall’Orchestra Multietnica di Arezzo. Lo spettacolo è stato prodotto dal Teatro stabile dell’Umbria. La storia è realmente accaduta nel 2015 quando Haifa Ghemal, la protagonista della piéce, fugge dalle terre desertiche di Hulalyah, nell’Iraq del nord, casualmente sopravvissuta alla strage del suo villaggio insieme alla nipotina di quattro anni e con tenacia, superando prove terribili, giunge nel nord Europa fino al Baltico. Da questo il titolo, che rovescia il più noto e fascinoso Orient Express e l’immaginario glamour che ad esso è collegato nella nostra mente di lettori e filmaioli. Ottavia/ Haifa fa rivivere con toni e gesti di raffinata e incisiva interpretazione la fuga di una donna anziana e senza esperienza del mondo, considerata dalle sorelle nata per stare ferma. Durante il viaggio molto preoccupata di difendere la bambina che porta con sé dal destino di violenza e di morte che costantemente incombe, comincia a sperimentare la crudeltà degli uomini e il ruolo della casualità degli eventi; si unisce ad un gruppo di altri profughi, che hanno una parvenza di solidarietà e con questi cerca una via di fuga verso i Balcani. La storia di Haifa, secondo Massini, ha i tratti dell’epica, forse perchè narra fatti accettati per quello che sono, senza interventi critici, collocandoli a una certa distanza da sé , però a mio parere si tratta di un’epica parzialmente realizzata o realizzabile oggi, per il fatto che non esce dalla dimensione strettamente privata dell’esperienza della donna e non attinge ad un significato universale se non nella parte più scontata dell’esperienza della malvagità umana. Comunque la bella storia di Haifa, si snoda senza pause nella fitta ed efficace relazione tra parole e musica, su una scena nuda, occupata da una pedana poligonale su cui stanno Ottavia Piccolo e i musicisti, animata dal gioco delle luci di Alfredo Piras, che hanno funzione semantica. L’opera è carica di un intenso spirito di civile umanità che ci porta a guardare con occhio solidale la condizione dei tanti migranti costretti a fuggire dalla loro terra. Il pubblico ha apprezzato la qualità del testo e dell’interpretazione con un lungo e caloroso applauso.