I PURITANI
(Salvatore Aiello)
(ph. Rosellina Garbo)
Sono approdati al Massimo, dopo dieci anni, I Puritani di Bellini, opera di addio di un genio morto a soli trentatré anni. Accolta con grande entusiasmo sin dalla prima parigina del 1835, ha conosciuto rinnovati consensi da generazioni e pubblici di tutto il mondo per l’incanto delle melodie che faceva dire al catanese: “Ho musicato come un angelo”; Chopin ne ammirava le frasi lunghe di grande ispirazione. L’edizione critica proposta, curata da Fabrizio Della Seta, prevedeva la riapertura di alcuni tagli, tra i quali “Da quel dì che ti mirai” inserito nel gran duetto finale del terzo atto. Lo spettacolo si avvaleva della tradizionale regia, le scene e costumi di Pierluigi Pier’Alli ripreso da Alberto Cavallotti in collaborazione col Teatro Comunale di Bologna e col Teatro Lirico di Cagliari. Spoglie e severe le scene, impreziosite soltanto da sobri ed adeguati costumi, puntavano a riferimenti simbolici (giganti spade sguainate) per incorniciare una storia politica ma soprattutto sentimentale con soffusi, incombenti, effetti luminosi blu cobalto curati da Bruno Ciulli. “Difficile arte di dover far piangere cantando” questo l’intento e la partecipazione di un cast coeso ed impegnato a cogliere di ogni personaggio la sua caratura psicologica ed espressiva. Dopo la defezione di Nadine Sierra, il ruolo di Elvira veniva ripreso anche da Jessica Pratt, soprano dalla voce di puro lirico d’agilità, di timbro splendente, con omogeneità dei registri, adeguato volume. Ha disegnato con intensità e vibrante emozione, avvalendosi inoltre di ampi ed estesi archi di fiato, l’infelice figura di Elvira Valton con assoluta padronanza e scioltezza scenica riscuotendo, a scena aperta, grandi consensi del pubblico. Con lei il virtuoso Arturo di Celso Albelo abile nella tecnica che gli ha consentito appassionate e tenere mezze voci anche in virtù di un timbro accattivante, virile negli accenti patriottici pur se con delle asprezze nel soddisfare le parti più acute della partitura. Di grande respiro la prova di Julian Kim segnalatosi per morbidezza, fraseggio aulico, musicalità e sapiente dominio delle dinamiche definendo Riccardo, personaggio complesso dimidiato tra l’amore accarezzato per Elvira e i furori di patria condivisi con Nicola Ulivieri, un Giorgio Valton autorevole per umanità e densità vocale giovandosi anche di una buona prestanza scenica. Completavano la compagnia di canto in maniera appropriata e professionale lo svettante Roberto Lorenzi (Gualtiero Valton), Anna Pennisi (Enrichetta) e Antonello Ceron (Bruno). Discontinua la direzione e la concertazione di Jader Bignamini con forzature e ritmi incalzanti nei momenti più accesi del dramma, offrendo poi dovute sfumature alle parti più liriche e con continua attenzione al palcoscenico. In grande risalto la prova del coro istruito da Piero Monti. Molto caloroso il consenso del numeroso pubblico. Un bello omaggio a Tullio Serafin del Teatro Massimo che ha voluto aderire alle celebrazioni dei cinquant’anni dalla morte del maestro organizzate dall’Archivio Storico Tullio Serafin; un ricordo anche delle sue recite de I Puritani palermitani del 1961 con Joan Sutherland nel ruolo di Elvira.