FRA DIAVOLO
(Salvatore Aiello)
(ph. Rosellina Garbo)
Assente dal 1989, è ritornato sulle scene del Massimo Fra Diavolo di Auber, autore ormai solo raramente presente nelle stagioni liriche. Da una parte pesa ancora il severo giudizio di Schumann che riteneva “la sua musica per lo più vuota e volgare”, ma noi preferiamo il giudizio più sereno di Rossini: “Auber scrive della piccola musica da grande musicista”. Questa la sensazione all’ascolto della partitura che risulta intrisa di leggerezza, vivacità, grazia, raffinatezza tipicamente francese. A Palermo giungeva, in coproduzione con l’Opera di Roma, con la direzione di Jonathan Stockhammer e la regia di Giorgio Barberio Corsetti autore pure delle scene con Massimo Troncanetti, i costumi di Francesca Esposito, i video di Igor Renzetti, Lorenzo Bruno e Alessandra Solimene, le coreografie di Roberto Zappalà e le appropriate luci di Marco Giusti; una novità segnava quest’allestimento poiché si è scelto una scenografia teatrale stampata in 3D. “I grandi lord persero il loro oro per lui, le donne il loro cuore” questo in breve il ritratto leggendario di Fra Diavolo al secolo: Michele Pezza. L’edizione era in lingua francese, con i recitativi composti per la versione italiana; nell’insieme lo spettacolo è sembrato piacevole e in sintonia con la musica ma è stato accolto dal pubblico, non numeroso, con poco entusiasmo e consensi di semplice cortesia pure apprezzandone il gioco scenico, le appropriate luci e i vivaci costumi anni ’60 del secolo scorso. In verità si è avuta la sensazione che Auber abbia curato poco il profilo psicologico dei personaggi limitandosi a dedicarsi maggiormente alla musica che risulta credibile e apprezzabile lasciando solo in forma embrionale il carattere del fascinoso bandito e delle figure di contorno. Apprezzabile la conduzione dell’americano Jonathan Stockhammer a capo della duttile orchestra pronta alle richieste direttoriali basate su una adeguata lettura ritmica, elegante, vivace e sonorità ben amalgamate. Omogeneo nel complesso il cast completamente a disposizione delle moderne indicazioni registiche. Il protagonista Antonino Siragusa con volenteroso impegno assolveva il ruolo mostrandosi più a suo agio in zona acuta. Desirèe Rancatore (Zerlina) riusciva a disegnare, piegando la sua maturata vocalità al canto di coloratura di cui la parte spesso è esigente, il ritratto della sprovveduta, ingenua fanciulla. In risalto la Lady Pamela di Chiara Amarù per verve scenica, piena ed agile vocalità. Con lei il Lord Cockburn di Marco Filippo Romano effervescente e solido, il Lorenzo di Giorgio Misseri dai tratti gentili e di sicuro atletismo vocale. Francesco Vultaggio (Matheo), Paolo Orecchia (Giacomo), Giorgio Trucco (Beppo) completavano efficacemente e con buona professionalità la compagnia di canto. Presenti e ben istruiti il coro e il corpo di ballo.