EMERSIONI
Raccolta di poesia di Carolina Cigala,Spazio Cultura edizioni
(Gabriella Maggio)
L’esile ed elegante volumetto di Carolina Cigala “ Emersioni” edito da Spazio Cultura, si direbbe secondo un’antica tradizione, ben levigato con la pomice come il catulliano lepidum novum libellum arida modo pumice expolitum . La qualità della poesia si completa con le qualità del libro come oggetto raffinato: dalla carta, alla grafica e ai segni stilizzati di Sergio Fermariello nella copertina e nelle pagine interne. Segno linguistico e segno pittorico, come ancestrali ideogrammi, intessono un dialogo profondo che emerge progressivamente dalla memoria alla superficie della pagina con un lavoro di scavo che porta ciascun autore, poeta e pittore, alla ricerca di ciò che è nascosto, di cui ha solo una fugace intuizione. Il movimento è duplice per entrambi : la vita affiora dalla parola, come dalla traccia di colore, così come questa si scava nella vita. Le pitture di Fermariello non possono essere definite come ornamenti della poesia, ma come echi formali che simbolicamente con lei si corrispondono. Il tema della raccolta esprime il disagio della vita nelle sue varie implicazioni: la distanza dalla vita che scorre accanto, l’assenza, lo scorrere del tempo, gli affetti avari. I versi Anima in boccio, anima in macerie/ da una fessura vi osservate e praticate il mondo, rimandano alla scelta del titolo Emersioni. Il legame con la tradizione si annuncia nella dimensione breve delle poesie, che evocano il frammento, indistruttibile granello di sabbia che, pur svelando la crisi, ne offre una soluzione retrospettiva. La parola-frammento esistenziale diventa un segno autonomo, folgorante, irradiante, propagantesi in mille onde suggestive, slargantesi in tutte le sue possibilità evocative, senza intermediari , come ha detto Ardengo Soffici nel ‘900 in Giornale di bordo. Le poesie prive di titolo sono individuate da un numero progressivo scritto a lettere, seguito dalle cifre della data e contiene un’informazione diaristica non recuperata immediatamente dalla lirica, ma essenziale alla lirica stessa perché segmento del filo d’Arianna che tutte le lega. Le scelte espressive di Carolina Cigala sottopongono il lessico, sorvegliato e selezionato, all’astrazione favorita dalla scelta prosodica, dall’unità tra valori fonici e valori evocativi, come diceva Giuseppe Ungaretti. Le metafore rarefatte collocate, in uno spazio e in un tempo indeterminati:
Metà errante/ fuori cerchio invalicabile; spago sconfitto dalla durata; nella lama la stilla di uno strazio.
danno forza al valore evocativo della sua poesia, che emerge dal fluire inarrestabile della vita, a cui rimanda l’ultimo componimento che non è chiuso dal punto fermo.