CHIESA DEI SS. QUARANTA MARTIRI DEI PISANI
(Giacomo Cangialosi)
La facciata
L’originaria chiesa dei Ss. Quaranta Martiri dei pisani, che giunsero a Palermo nel 1509 quando Pisa cadde sotto la dominazione fiorentina, si trovava nel mandamento della Loggia dove oggi sorge il presbiterio e il transetto sinistro della chiesa di S. Zita, erano nobili che preferirono lasciare la patria piuttosto che sottomettersi ai vincitori: le famiglie Settimo, Alliata, Bonanno, Galletti, Palmerini, Gambacurta, Sitajolo, Vernagallo, Gaetani, Corvino e Vanni. Nel 1605 i nobili pisani la cedettero ai padri predicatori per ingrandire la loro chiesa e nello stesso anno, acquistato un terreno nei pressi della Commenda di S. Giovanni alla Guilla, fabbricarono l’attuale chiesa. Il prospetto è orientato a meridione e il presbiterio a nord. Sul portale, con timpano spezzato, lo stemma della repubblica marinara pisana e in alto ai lati due finestre.
Affresco del Borremans
L’interno a pianta rettangolare con due profonde cappelle laterali che simulano un transetto fu affrescato interamente nel 1725 da Guglielmo Borremans (la cui firma è ancora visibile nell’affresco della controfacciata) con storie del patrono di Pisa S. Ranieri e con medaglioni nei pilastri con paesaggi della città stessa. Gli affreschi, inquadrati dentro architetture illusionistiche di Gaetano Lazzara, presentano lumeggiature in oro apprezzabili soprattutto nel magnifico soffitto dipinto con “L’Assunzione della Vergine”.
La madonna dei sette dolori
Il presbiterio affrescato a tromp l’oeil dà il senso di una grande profondità. La cappella del lato sinistro era dedicata al SS. Crocifisso con immagine dello stesso e ai lati affreschi tematici, la cappella di destra era dedicata a S. Raineri con quadro dello stesso e ai lati affreschi con storie della sua vita. Il presbiterio era adornato dalla tavola dei “Ss. Quaranta Martiri di Sebaste” dipinta da Vincenzo di Pavia nel 1551.
Il pavimento in maiolica è esistente anche se molto deteriorato, vi si trovava una lapide che dava accesso alla sepoltura dei pisani con scritto “Sepulcrum pisanorum”. Nel 1958 la chiesa venne affidata alla confraternita dell’Addolorata dei Sette Dolori (proveniente dalla chiesa di S. Maruzza chiusa al culto l’anno prima) dopo che era stata utilizzata impropriamente come lavanderia con il degrado di parte degli affreschi soprattutto nel lato sinistro del presbiterio.
S.Maruzza
In questi anni vennero pure realizzate le due nicchie ai lati del portone sulla facciata. Nella parte sinistra della chiesa sono i resti di una casa con portico neogotico (esistente in parte) appartenuta un tempo a Giulia Severino e ceduta poi ai nobili Pisani, oggi è utilizzata dalla confraternita e dal rettore della chiesa. Oggi gli affreschi sono molto degradati per l’incuria, per l’improprio utilizzo e per l’umidità che proviene dal terreno (siamo sulle sponde del Papireto). Le due cappelle laterali attualmente sono dedicate la sinistra a S. Maruzza con statua secentesca proveniente dalla chiesa omonima e la destra all’Addolorata con statua tardo-ottocentesca proveniente dalla stessa chiesa. Sull’altare uno splendido Crocifisso ligneo settecentesco proveniente dalla chiesa dei Ss. Cosma e Damiano come anche i due angeli portacero. Notevole l’altare maggiore in legno intagliato. Nella parete sinistra un quadro settecentesco con il “Martirio di S. Torpè”. La tavola di Vincenzo di Pavia è custodita alla Galleria di Palazzo Abatellis. Dal soffitto pende una grande ninfa in rame e cristalli recuperata dalla chiesa di S. Vincenzo dei confettieri demolita per la realizzazione della via Roma.