MEDEA AL TEATRO BIONDO DI PALERMO

(Gabriella Maggio)

Franco Bianciaroli – Ph. U. Favretto

Dal 23 febbraio al 4 marzo è in scena al Teatro Biondo di Palermo Medea di Euripide  nella traduzione di Umberto Albini, regia di Daniele Salvo, che riprende puntualmente quella di Luca Ronconi del ’96. Lo spettacolo è intenso e coinvolgente e porta sulla scena una Medea che filologicamente rivendica la sua individualità, la sua libera scelta di agire nel bene e nel male. Franco Bianciaroli, già protagonista nell’edizione del ’96, dà piena luce all’alterno umano compenetrarsi nel personaggio di passione e riflessione, senso della giustizia violata, sessualità frustrata e  orgoglio di una spietata superiorità intellettuale. La scelta dell’interprete maschile se da un lato riprende la tradizione del teatro greco del V sec., dove erano assenti le donne attrici, dall’altro dà spazio alla complessità e ambiguità del personaggio  Medea, che esprime insieme al disagio esistenziale motivi di contemporaneità antichi, del tempo di Euripide, e contemporanei a noi spettatori, quali le meschinità e gli egoismi dell’uomo comune e la minaccia di una “barbara “ nei confronti delle nuove generazioni  e di una città che vanta il primato della civiltà, ma si difende con l’esclusione. Quindi  si tratta di una ripresa filologica del testo che sottolinea il senso perenne  e universale del messaggio tragico euripideo. Interessanti e chiarificatrici dell’interpretazione  teatrale  in scena sono le parole dell’interprete principale e di Ronconi :  «Io non interpreto una donna – spiega Branciaroli – sono nei panni di un uomo che recita una parte femminile, è molto diverso. Medea è un mito: rappresenta la ferocia della forza distruttrice. Rimettiamoci nei panni del pubblico greco: vedendo la tragedia, saprà che arriverà ad Atene una forza che si accanisce sulle nuove generazioni, i suoi figli: “Medea dallo sguardo di toro”, come viene definita all’inizio. Lei è una smisurata, dotata di un potere sinistro, che usa la femminilità come maschera, per commettere una serie mostruosa di delitti: non è un caso che la prima a cadere sia una donna, la regina, la nuova sposa di Giasone». Nelle note di regia di L. Ronconi si legge:   «Medea è una “minaccia”, una “minaccia” che incombe imminente anche sul pubblico» . Lo spettacolo è prodotto dal Centro Teatrale Bresciano insieme al Teatro de Gli Incamminati e al Piccolo Teatro di Milano. Coerente e funzionale all’interpretazione la valorizzazione del coro dialogante con la protagonista, interpretato da Francesca Mària, Serena Mattace Raso, Odette Piscitelli, Alessandra Salamida, Elisabetta Scarano, Arianna Di Stefano.  Buona l’interpretazione degli altri attori: Alfonso Veneroso (Giasone), Antonio Zanoletti (Creonte), Tommaso Cardarelli (Pedagogo, Nunzio), Elena Polic Greco (Nutrice), Livio Remuzzi (Egeo), Matteo Bisegna, Raffaele Bisegna. Scenografia e costumi sono ripresi dagli originali del ’96. Gli applausi hanno dimostrato il gradimento del pubblico palermitano.

 

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