PRESENTATA ALLA FONDAZIONE TRICOLI L’AGENDA-ANTOLOGIA POETICA TEMPO DI POESIA
(Gabriella Maggio)
Tempo di Poesia è il titolo dell’agenda –antologia 2018, curata da Elena Saviano, presidente dell’Associazione Cycnus, edita da Armenio Editore, presentata da me il 25 ottobre alla Fondazione Tricoli di Palermo. L’opera si propone coraggiosamente di unire e fare diventare complementari azioni di solito separate: prendere appunti, annotare, controllare e leggere poesia. Io immagino che chi usa l’agenda, in un primo momento legga velocemente qualche parola al volo, perché non ha tempo. Poi per curiosità legga più lentamente, cominci a riflettere, collegare, mentre un pensiero uncina l’altro. Alla fine segna qualche parola con la consapevolezza di avere dato senso a quel momento, vivendolo per sè, senza l’ansia di prestazione che afferra alla gola, anche quando non c’è molto da fare. Forse domani o quando riaprirà l’agenda andrà a leggere subito la poesia del giorno. Oppure immediatamente si immergerà nella lettura filata pagina dopo pagina, come fosse un romanzo. Da questo punto di vista l’opera si rivolge con immediatezza a un pubblico non specialistico. La struttura dell’agenda è composita. Dodici poeti contemporanei, noti al pubblico dei cultori della poesia, sono affiancati da un autore, considerato classico, a cui l’accomuna l’uso particolare della parola, la ricerca di un ritmo, l’angolazione di un sguardo. In breve la professione, in senso etimologico, della poesia e dei suoi riti. La pubblicazione ha uno scopo affettivo, ricordare il marito di Elena, prematuramente scomparso. Dice il poeta Franco Loi che la poesia è l’occasione per riscoprire il mondo. Il poeta scoprendo e svelando il mondo a se stesso, liberandolo dal rumore e dalla volgarità circostanti è, continua Loi uno nel senso dantesco del verso ( c. xxiv del Purgatorio) I’ mi son un …( io sono uno a me stesso, come il bambino che è sempre attento a se stesso). Loi dice inoltre che c’è una differenza tra il dire oralmente a qualcuno le proprie vicende, le rabbie, le gioie e scriverle, perché si scrivono, in un modo strano, ricercando la parola che possa tradurre il proprio mondo interiore. Una volta scritta la parola sulla pagina, tutte le altre possibilità di comunicazione scompaiono. Più semplicemente il poeta fa come diceva Aldo Palazzeschi in Chi sono ?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente
I poeti dell’agenda dimostrano che non vi è aspetto della vita che non possa essere espresso in poesia. I temi delle poesie raccolte nell’agenda riguardano scelte di vita, che implicano sempre una relazione tra rischio e certezze, una ricerca di senso e di possibilità di essere protagonisti e non semplici comparse dell’esistere. L’io poetico come un demiurgo fa emergere dal caos delle possibilità le emozioni e le modella in immagini. La garanzia della loro autenticità sta nell’invenzione e nell’uso personale della lingua. La lingua poetica, più che quella della prosa, stabilisce ancora un rapporto concreto con la lingua della tradizione letteraria. Infatti la lingua poetica, per quanto a volte si avvicini alla prosa, si distingue dall’uso quotidiano per il suo rilievo formale e anche tipografico. Detta in versi una cosa diventa in qualche misura un’altra da sé, perché la poesia ha un respiro, un ritmo, una musica interna tale da forzare l’uso ordinario della lingua, anche nel verso libero. I poeti dell’agenda scommettono ancora sulle risorse della tradizione, esprimendo una mediazione tra le tendenze ultime della poesia contemporanea individuate da Gianluigi Simonetti: emergenza emotiva e nevrosi della fine. La prima è da intendersi come espressione spontanea che sente quasi il dovere di fare tabula rasa della storia poetica antecedente; la seconda appare mediata, incline quasi al manierismo, aprendosi alla narrazione e al ragionamento. Così accanto alla corporeità della parola di Pio Carmina si trova il fitto colloquio con i poeti – maestri di Rosario Velardi; la maternità e gli affetti più intimi, espressi anche con la lingua del cuore, il dialetto, di Teresa Giannone accanto alla fine eleganza dei paesaggi – stati d’animo e dei miti ripercorsi da Elisa Roccazzella. La ricerca esistenziale di Antonella Ballacchino e l’approdo all’amore sicuro di una donna di Pietro Manzella. Il travaglio religioso, detto con l’espressiva intensità del dialetto di Rino Scurria accanto alla classica rappresentazione di immagini e sentimenti di Giovanni Matta. I sogni d’amore di Giuseppe Bagnasco e la memoria indecidibile e i conflitti esistenziali di Franca Alaimo. La Sicilia e i suoi paesaggi, visti con gli occhi innamorati di Santina Folisi e con quelli dolenti di Elena Saviano.