RAPA NUI
(Piero Morcesi)
Jacob Roggeveen esploratore olandese giunge a Rapa Nui ( grande isola nella lingua del luogo) il 5 aprile 1722 nel giorno di Pasqua. Dalla data viene il nome più noto l’isola che si trova nel mezzo all’Oceano Pacifico a 3500 chilometri dal Cile e circa 2000 dalle isole più vicine. Anche se negli anni successivi vi approdano altri navigatori non si hanno notizie dello stato in cui trovano l’isola. Il primo che ne riferisce è J.Cook che vi sbarca nel 1786 e nota che alcuni moai, le enormi statue di pietra, erano rovesciati a terra.
La crisi di Rapa Nui, che più d’uno studioso attribuisce agli sbarchi degli europei, che hanno infranto l’equilibrio culturale degli abitanti dell’isola, si accentua nella metà dell’Ottocento quando mercanti di schiavi peruviani fanno razzia degli abitanti. Le cronache del tempo riportano che un capo molto importante, Kaimakoi, morì nell’ospedale di Lima ed il figlio nelle isole Chicas. Sull’isola in quel periodo restavano soltanto un centinaio di nativi. Il Cile si annette l’isola nel 1888, e la concede ad una società privata Williamson& Balfour che vi impianta allevamenti di pecore merinos. Fino al 1960 i Rapanui non hanno avuto cittadinanza nè diritti. Negli anni Sessanta del secolo scorso i Rapanui ottengono la cittadinanza cilena, cominciano anche a spostarsi e a contrarre matrimoni con altri popoli, per evitare i rischi dell’endogamia. Oggi l’isola di Rapa Nui è meta di turismo internazionale ed è entrata a pieno titolo nel mondo globalizzato. La posizione geografica e le poche notizie pervenute o rintracciabili dagli studiosi della civiltà dell’isola hanno alimentato la nostra immaginazione sulle origini della civiltà e sulle cause della crisi. A lei si è esteso il concetto di iperluogo, un luogo dell’immaginario, lontano da quello reale, in cui molte risonanze s’intrecciano invitando a decifrarle.