LA VIA EMILIA
(Irina Tuzzolino)
L’antico tracciato della via Emilia
La via Emilia fu tracciata per volere del console Marco Emilio Lepido, e per questo chiamata Emilia dal suo nomen , nel 187 a.C. per collegare tre colonie latine, Ariminum, Placentia, Bononia, alle colonie romane di Mutina e Parma fondate nell’anno 183, come narra lo storico Tito Livio nel l. XXXIX, 55 della sua opera Ab Urbe Condita: Eodem anno Mutina et Parma coloniae civium Romanorum sunt dedectae. Bina milia hominum in agro, qui proxime Boiorum, ante Tuscorum fuerat, octona iugera Parmae, quina Mutinae acceperunt. Questa strada costituiva un limes, un confine, tra l’Italia vera e propria ed i territori di recente conquista, abitati dai Galli cisalpini, Boi e Insubri, questi ultimi sottomessi dal console Marco Claudio Marcello a Clastidium nel 222 a. C. Quando Annibale, durante la Seconda Guerra Punica ( 218-202 a.C.), venne in Italia attraverso le Alpi, trovò alleati presso le popolazioni galliche residenti nella pianura padana, desiderose di riconquistare l’indipendenza da Roma. Vinta la guerra contro i Cartaginesi nel 202, i Romani pianificarono con attenzione la loro supremazia nella Gallia Cisalpina per farne una zona di difesa anche contro possibili aggressioni da Oriente attraverso i Balcani, a sostegno del primo baluardo costituito dalla fondazione della colonia di Aquileia nel 181 a. C. In breve con la conquista romana della Macedonia, la Via Aemilia perse importanza strategica, ma incrementò quella economica. Aveva inizio da Ariminum, dove finiva la via Flaminia che partiva da Roma, e costituiva un asse da cui si diramavano strade minori che andavano verso l’Appennino e il Po. In epoca imperiale la Via Aemilia venne prolungata fino ad Augusta Praetoria (Aosta). Il tracciato della strada è oggi ancora testimoniato dai cippi miliari, che riportano la distanza in miglia da Roma ( un miglio romano equivale a m.1.480 circa). Il manto stradale era costituito da uno strato profondo di sassi e argilla, lo statumen (dalla radice di statuo, porre, mettere), su questo veniva steso il rudus, rottome di pietre impastato con calce, su poggiava il nucleus uno strato dello stesso materiale a grana più fine, e in ultimo il pavimentum, costituito da lastre di pietra levigata. Lungo il percorso sorgevano i fora, empori commerciali. Lo rivela la toponomastica Forum Livii, Forlì, Forum Popilli, Forlimpopoli. La colonia di Mutina diventa presto un importante centro economico, basato sull’allevamento delle pecore che a detta degli antichi fornivano una lana molto morbida, e sull’agricoltura, in particolare la viticoltura. La prosperità del territorio si fondava sulla razionale alternanza di colture e pascoli della centuriazione romana, che ancora oggi si individua con rilievi fotogrammetrici. La centuriazione consisteva nel suddividere il terreno in quadrati di circa settanta metri di lato, gli heredia, ( Heredium si connette con heres , la parte che spetta all’erede), cento heredia costituivano una centuria. Secondo lo studioso Varrone, vissuto nel I sec.a. C., ogni iugero( da iugum, quantità di terra arata in un giorno da una coppia di buoi, circa 2.500 metri quadrati) di terreno rendeva trecento anfore di vino.