LA FESTA DI TUTTI
(Carmelo Fucarino)
Riporto in originale la 28 C/Resolution 3.18 del 15 novembre 1995, adottata dalla Conferenza Generale dell’Unesco, su proposta di dodici paesi, promotrice la Spagna, ma con il sostegno anche di Russia e Australia:
«3.18 Proclamation of 23 April ‘World Book and Copyright Day’.
The General Conference,
Considering that historically books have been the most powerful factor in the dissemination of knowledge and the most effective means of preserving it,
Considering consequently that all moves to promote their dissemination will serve not only greatly to enlighten all those who have access to them, but also to develop fuller collective awareness of cultural traditions throughout the world and to inspire behaviour based on understanding, tolerance and dialogue,
Considering that one of the potentially most effective ways to promote and to disseminate books – as shown by the experience of several UNESCO Member States – is the establishment of a ‘Book Day’ and the organization of events such as book fairs and exhibitions on the same day, Noting furthermore that this idea has not yet been adopted at international level,
Adopts the above-mentioned idea and proclaims 23 April of every year ‘World Book and Copyright Day’, as it was on that date in 1616 that Miguel de Cervantes, William Shakespeare and Inca Garcilaso de la Vega died».
Ed ecco la volgarizzazione italiana per tutti:
«3.18 Proclamazione del 23 aprile Giornata mondiale del libro e del copyright.
La Conferenza Generale,
Considerando che storicamente i libri sono stati il fattore più potente della diffusione delle conoscenze e dei mezzi più efficaci di preservarla,
Considerando di conseguenza che tutte le mosse per promuovere la loro diffusione serviranno non solo a illuminare notevolmente tutti coloro che hanno accesso ad essi, ma anche a sviluppare una più piena consapevolezza collettiva delle tradizioni culturali di tutto il mondo e a ispirare comportamenti basati sulla comprensione, la tolleranza e il dialogo,
Considerando che uno dei modi potenzialmente più efficaci per promuovere e diffondere i libri – come dimostra l’esperienza di diversi Stati membri dell’UNESCO – è l’istituzione di un ‘Book Day’ e l’organizzazione di eventi come fiere del libro ed esposizioni sullo stesso giorno,
Rilevando inoltre che questa idea non è stata ancora adottata a livello internazionale,
Adotta la suddetta idea e proclama il 23 aprile di ogni anno ‘World Book and Copyright Day’, come lo era in quella data nel 1616 che morirono Miguel de Cervantes, William Shakespeare e l’Inca Garcilaso de la Vega».
Dobbiamo dire che la volontà pomposamente proclamata dall’Unesco di istituzionalizzare come Giornata annuale a livello mondiale il valore primario del libro, nato ai primordi della civiltà con l’invenzione della scrittura, era soltanto un’appropriazione di una festa che aveva un’antica, lunga e solida tradizione popolare, strabiliante per l’epoca e per la regione. Si trattò di una conferma internazionale di un evento spagnolo, nato come input di interessi settoriali, ma allargato alla sfera del sacro e perciò reso più emotivamente sentito. Risulta che già a partire dal XV secolo si tenesse il 23 aprile presso il Palau de la Generalitat de Catalunya una “Feria de rosas de Sant Jordi” durante la quale fidanzati, promessi e giovani sposi regalassero una rosa rossa alla propria donna. La proposta di istituire la Festa, formulata da Les Corts catalanes nel 1436, sarebbe divenuta effettiva nel 1456. Così in Catalogna, il tradizionale giorno di San Giorgio divenne una specie di giorno di San Valentino, con la consuetudine del dono della rosa “rossa come il sangue” legata alla leggenda del drago ucciso dal Santo contadino. Il primo mutamento straordinario di questa festa floreale in onore del santo martire normanno avvenne però in tempi più recenti, quando la locale festa della Barcellona a noi culturalmente vicina per i trascorsi di dominio di regnanti, si estese all’intera regione della Catalogna per diventare anche Diada Nacional de l’Aragó e più precisamente giornata della cultura catalana. Pertanto il 23 aprile si celebrò in Catalunya e specificamente a Barcellona il Diada de Sant Jordi, il San Giorgio, suo patrono dal 1456, giorno in cui ci si scambiava dei doni, la rosa rossa da parte dell’uomo alla donna, la giovane fidanzata o più estesamente la moglie o la madre, e un libro da parte della donna all’uomo. Ma non tutto finì così. Gli adattamenti proseguirono e la festa cambiò radicalmente, ampliandosi ad altre funzioni e valenze. Tutto cominciò quando l’intraprendente editore e scrittore valenziano Vincent Clavel Andrés (1888-1967) ebbe l’idea, geniale pro domo sua e per i librai in generale, non solo catalani ma mondiali, dati i risvolti odierni, di farsi promotore a Barcellona di una giornata del libro. Ebbe gli appoggi necessari e del tutto eccezionali: la sua proposta giunse nelle mani del re Alfonso XIII che gli diede convalida addirittura con suo decreto regio 6 febbraio 1926. Per un vero spagnolo la data rappresentativa non poteva che essere il 7 ottobre, supposta data di nascita dello scrittore simbolo nazionale, Miguel de Cervantes. E in questa data si celebrò la Feria fino al 1931, quando fu spostata al 23 aprile, festa di S. Giorgio, patrono di Barcellona e della Catalogna. Allora avvenne l’unificazione della commerciale Feria del libro con l’antichissima “Feria de rosas de Sant Jordi”, per divenire la La Diada de Sant Jordi de llibres i roses. Ed è ancora oggi la festa gioiosa dell’amore con la parata lungo le maestose Ramblas di bancarelle di rose rosse e di libri. Gaudì gli dedicò un S. Jordi e il simbolo artistico della casa Batllò e rose rosse e libri sono confezionati in carta con i colori della Senyera, la bandiera catalana, quattro fasce rosse su campo dorato. Financo i panettieri la rendono popolare con il pane di Sant Jordi, infarcito di sobrassada (salume tipico di Maiorca) e formaggio e assortito con i colori della bandiera catalana. Festa dunque dei fiori, quasi un ripescaggio cristiano della dea Flora latina, ma anche emulazione del San Valentino in onore degli innamorati e dell’amore nella valenza più ampia. In genere la Giornata internazionale si svolge annualmente, per ragioni di ferie probabilmente, nella prima Domenica dopo il 23 Aprile, come spesso avveniva per la festività religiosa del patrono (patrono anche dei malati di sifilide).L’UNESCO, per rendere più credibile la sua Giornata, confermò la scelta del 23 aprile in quanto supposta data di morte nel 1616 di Miguel de Cervantes e per dare maggiore universalità alla ricorrenza e alla data chiamò in causa altre morti di giganti della scrittura nel medesimo 1616, William Shakespeare e, meraviglia, Garcilaso de la Vega, figlio della principessa inca di Cuzco, Chimpu Ocllo e detto perciò El Inca. Questi è un pilastro della letteratura ispano-americana, ma praticamente sconosciuto ai non addetti alle letterature mondiali. Dobbiamo dire che i suoi Comentarios Reales de los Incas aprono uno spiraglio ed illuminano la storia e i costumi della sua stirpe. In seguito si aggiunsero tanti altri più o meno grandi o pressoché anonimi scrittori che hanno avuto la fortuna di nascere o morire in quel giorno.