NON POSSIAMO NON DEFINIRCI EUROPEI

(Gabriella Maggio)

Ieri, 25 marzo 2017 si è celebrato  il sessantesimo anniversario della firma dei trattati di Roma che hanno dato origine alla U.E.  È stato un viaggio di conquiste. Un viaggio di speranze realizzate e di speranze ancora da esaudire ha detto il premier  italiano Gentiloni. Molto è stato fatto, moltissimo resta da fare, nessuno ha  dubbi al riguardo. All’U.E. si presentano oggi sfide importanti e nuove insieme a urgenti problemi che  devono essere  affrontati  in modo più incisivo quali l’immigrazione, il terrorismo, lo sviluppo, il welfare, la disoccupazione giovanile.  Obiettivi chiari e condivisi dai cittadini, politica estera e difesa comuni  potrebbero essere il volano del rilancio dell’idea di Europa. Per noi del cosiddetto Vecchio Continente non c’è altra realtà possibile che l’unione delle risorse e degli intenti per una politica interna ed estera non solo autorevole, ma di autotutela nella società globale in cui le tecnologie abbracciano l’intero pianeta. La lunga crisi economica ha fiaccato gli entusiasmi e le speranze verso l’Europa ed ha fatto prevalere scetticismo ed avversione perché da molti è ritenuta responsabile delle difficoltà che ogni giorno ciascuno di noi incontra. Questo malcontento è alimentato e sfruttato da  forze politiche antieuropee, definite per semplicità populiste, che, non sapendo offrire soluzioni positive ai tanti problemi, assecondano lo scontento, illudendo tanti  con facili, ma non praticabili scorciatoie. L’unica risorsa contro il populismo è parlare dei vantaggi e delle opportunità che l’Europa ci ha dato in questi sessanta anni di pace, di libertà, di diritti umani, di cultura. Il riferimento alle comuni memorie storico-culturali del Vecchio Continente, rappresenta  il valore aggiunto dell’europeismo.

 

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