LA SUSPENSE È SEMPRE GRADITA
(Gabriella Maggio)
Un lettore o uno spettatore apprezza sempre la suspense perché gli permette di verificare le proprie capacità di intuire lo svolgimento della storia. Il maestro è stato il regista e produttore Sir Alfred Hitchcock, che nei suoi film con arte sapiente dosava le informazioni sul personaggio o lavorava sui piani temporali avviando con naturalezza lo spettatore a formulare inferenze nello sviluppo della trama, ma non è necessariamente legata ai film. È un espediente narrativo, antico quanto il racconto stesso, e fondamentale per attrarre il lettore tanto da non interrompere la lettura. Si dice infatti che si legge un libro tutto d’un fiato, fino all’ultima pagina. La suspense tocca il suo vertice nell’Ottocento con la detection of a crime delle detective stories, e con la pubblicazione a puntate sui periodici di storie dalle tinte forti, ricche di colpi di scena, i ben noti feuilleton. La suspense sciogliendosi nello svelamento della verità e nella ricostituzione dell‘ordine sociale, è un modo per allontanare le paure di chi vive nelle metropoli dell’Ottocento come Londra o Parigi, dove accadono delitti misteriosi ed efferati, ma operano dei detective sagaci, Auguste Dupin e Sherlock Holmes, che scoprono il colpevole seguendo un metodo matematico che combina induzione e deduzione. Da questi investigatori discendono quelli novecenteschi come, per esempio Maigret di Simenon e Philip Marlowe di Chandler. Questo sposta l’attenzione dal metodo all’atteggiamento da “duro” del detective ed al convincimento del diffuso “marciume” irredimibile della società, indirizzando la trama classica verso il noir.