IN HOC SIGNO VINCES

(Daniela Crispo)

Il sogno di Costantino di Piero della Francesca

Quando Piero della Francesca dipingeva ad Arezzo il Sogno di Costantino all’inizio della seconda metà del ‘400, Lorenzo Valla dimostrava che la Donazione di Costantino era un falso costruito ordito probabilmente tra l’ottavo e il nono secolo dalla curia papale. Secondo le fonti ecclesiastiche l’imperatore aveva donato a Papa Silvestro il territorio occidentale dell’Impero e aveva  sancito il Principatum del vescovo di Roma  sulla chiesa orientale. L’affresco di Piero della Francesca si fonda sulla leggenda costantiniana, riassunta dalla frase In hoc signo vinces, che si è sedimentata nel tempo consentendo di  annoverare l’imperatore  tra i cristiani, sebbene non sia certo se abbia ricevuto il battesimo in punto di morte. Eusebio di Cesarea, biografo dell’imperatore racconta, con una punta d’incredulità, che nell’imminente battaglia contro Massenzio del 312 d.C. , rivale per la corona imperiale, Costantino dopo mezzogiorno vide nel cielo la scritta  ἐν τούτῳ νίκα, in hoc signo vinces; riporta anche che nella notte seguente Cristo gli ordina di mettere la croce sopra il suo vessillo. Allora Costantino fa mettere il monogramma di Cristo XP sul labaro che precede l’esercito, risultando  vincitore. Lo stesso Eusebio, in un’opera precedente la sua collaborazione con l’imperatore Costantino La storia ecclesiastica, narrando della battaglia di ponte Milvio,  non fa alcun cenno ai prodigi raccontati poi nella vita dell’imperatore, ma, considera la drammatica morte di Massenzio simile a quella  del faraone annegato nel Mar Rosso inseguendo il popolo ebreo che si avviava alla terra promessa. In questo contesto la vittoria di Costantino allude in maniera indiretta  alla protezione divina.  Lattanzio, apologista  cristiano, nel De mortibus persecutorum cita semplicemente  il sogno di Costantino prima della battaglia  in cui riceve l’ordine di mettere sullo scudo dei soldati coeleste signum Dei , non è chiaro quale simbolo fosse, probabilmente uno staurogramma, interpretabile anche come cristiano. Fatti storicamente accaduti ed interpretazioni post eventum s’intrecciano nella biografia e negli atti di Costantino. Anche il famoso editto di Milano del 313 è ridimensionato dalla storia, non è un editto ma un rescritto reso noto a Nicomedia dall’augusto  Licinio  dopo l’incontro a Milano con l’altro augusto Costantino. La simbologia sulle monete, nell’arco che porta il suo nome , nella sua statua contiene qualche elemento cristiano insieme ai tanti pagani solo a partire dal 322. Ne risulta un personaggio molto enigmatico se nel 325 convoca il Concilio di Nicea contro l’eresia di Ario, che negava la divinità di Cristo. Costantino ha compreso la portata sociale e politica dei Cristiani e si mostra  benevolo nei loro confronti, evitando conflitti e contrasti, probabilmente li considera  instrumentum regni.

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