IL DONO PIÙ BELLO
(Natale Caronia)
In passato è stato costume che un paziente, superata una malattia, porgesse un presente al suo medico, grato per averlo avuto al suo fianco nel superare un’affezione. Questo sentimento oggi alquanto desueto, di gratitudine, pare che sia divenuto il sentimento del giorno prima. Al di là del valore intrinseco del dono, esso ha rappresentato per il medico un riconoscimento al suo impegno, allo studio del caso clinico, per le notti insonni e la mente impegnata nel problema diagnostico. Ricordo che più di mezzo secolo fa il Prof. Giuseppe D’Alessandro, Titolare della Cattedra di Igiene nella nostra Università, accolse una pattuglia di giovani diplomati dai licei che desideravano iscriversi alla Facoltà di Medicina. In quell’occasione Egli parlò del rapporto medico – paziente come un qualcosa che sfiora la sacralità e che l’arte medica è una professione ricca di gratificazioni come solo forse l’insegnamento può dare. E Lui fu Medico e Docente. Tale concetto ebbe a ribadirlo nel 1971, nell’ultima sua apparizione in pubblico, quando volle inaugurare l’Aula del Policlinico dedicata al Suo Maestro, il Prof. Maurizio Ascoli, con una lectio magistralis sul tema “Medicina ieri ed oggi”. Anche allora ebbe a ribadire il forte legame del rapporto che unisce medico e paziente legame che non può tramontare.
Un giorno dell’ultimo periodo della mia attività ospedaliera, una gentile signora mi venne a cercare con una scatola in mano, dicendomi: “questo, dottore, è un presente per lei. Qualche tempo fa lei ha diagnosticato a mia sorella una neoplasia renale; è stata operata, ma la malattia era avanzata ed ora non è più”. Mi tornò subito in mente l’immagine dell’esame ecografico della sorella della signora, immagine rimasta indelebilmente impressa nella mia memoria visiva, perché la formazione del rene destro, delle dimensioni di un piccolo mandarino, aveva travalicato il confine dell’organo, connettendosi con un sottile ponte al peritoneo, con una prognosi sfavorevole. La signora continuò: “Ho pensato che se mia sorella era stata affetta da un tumore, anch’io correvo un simile pericolo, per cui mi sono sottoposta ad esame ecografico e lei mi ha riscontrato una neoplasia al rene sinistro; sono stata felicemente operata ed ora eccomi qui per ringraziarla”. La scatola conteneva una camicia azzurrina che la signora aveva accuratamente scelto in un negozio di via Ausonia e che mi porgeva chiedendomi di volerla accettare. Amo pensare che la mia paziente avrebbe voluto abbracciarmi ma che, per comprensibile ritrosia, abbia voluto delegare il gesto alla sua camicia. Tutte le volte che l’ho indossata ho sentito uno strano tepore. Impressione? Non lo so. Il fatto è che, nel corso della mia attività ospedaliera , quella camicia è stato il dono più bello.