LE STREGHE DI LENZAVACCHE
Romanzo di Simona Lo Iacono
(Gabriella Maggio)
Lenzavacche è un’antica contrada nel territorio di Noto in Sicilia dove la scrittrice Simona Lo Iacono ambienta il suo romanzo Le streghe di Lenzavacche. I personaggi, di cui si raccontano le vicende dal 1938 al 1950, Tilde , Rosalba, Felice, Alfredo Mancuso concludono felicemente antichi fatti di esclusione e sofferenza e presunta stregoneria, accaduti nella contrada. Motore della vicenda è l’amore. Nella parte antica del romanzo, raccontata nel testamento di Assennato Corrada alla fine del 1600, è l’amore di una donna per i libri e le storie, tale Rosalba dei Tramerzi, madre di Felice, che dà fondamento alla diceria delle streghe di Lenzavacche, perché chi legge diventa indovino…la capacità divinatoria non è magia, solo abitudine alla lettura. Tuttavia è difficile dire con sicurezza se alcune donne sono o sono state streghe, come si legge nell’esergo del libro che riporta una considerazione di Friedrich Spee, confessore delle streghe. Nella parte moderna del romanzo è l’amore senza riserve di Rosalba per Orsario, di Tilde e Rosalba per Felice, squadernato da un vento di fortuna.. con la testa ciondolante e quello di Felice stesso per la vita e la scuola, espresso sputando sulle lettere della sua giostrina. Ma c’è anche l’amore del maestro Alfredo per il suo lavoro che si manifesta nella ricerca di argomenti interessanti per gli alunni e nel rifiuto del sapere libresco e astruso. Amore per i libri che raccontano storie, che permettono di viaggiare con la fantasia, che sono medicina per i corpi e per la mente, che presentano mondi diversi attraverso i quali riscoprire la realtà. La narrazione si svolge su diversi piani distinti da linguaggi differenti, quello della cancelleria nel testamento secentesco, quello di Rosalba immediato e concreto, naturalmente bello, che racconta la parte moderna della storia, quello del maestro Alfredo Mancuso, riflessivo e descrittivo e quello burocratico e categorico del direttore della scuola, quello cattivo dei paesani. Accanto all’amore altri temi animano la trama, quello della scuola, sviluppato nelle lettere che il maestro scrive a una zia, confidandole i suoi sforzi per accogliere e interessare gli alunni, contravvenendo alle disposizioni del severo e intransigente direttore, che ignora il regio decreto 625 del 1925, quello che prevedendo l’inserimento degli invalidi in classi differenziate, permette a Felice di iscriversi a scuola e lì incontrare suo fratello, il maestro Alfredo. Quel decreto dimenticato faceva a pugni con l’idea della perfezione fisica tanto sbandierata dal fascio. Il tema della cultura femminile nella Sicilia antica temuta e confusa con la stregoneria : Rinauro Astolfo degli Assennato reputava che l’arte della lettura e della iscrittura non saria cosa da fimmina, rendendola audace anzitempo, malitiosa et propensa all’infedeltate. Il tema dell’handcap fisico che viene ribaltato in felice vitalismo. Le streghe di Lenzavacche trattano perciò argomenti che interessano la società italiana oggi : il rapporto passato-presente, la scuola, i diversamente abili, le donne, le leggi. Il romanzo, finalista del Premio Strega di quest’anno, sostenuto da Paolo Di Stefano e Romana Petri, prende spunto, come ha detto l’autrice, da un processo per lesioni subite a scuola da una ragazza disabile, nella contrada di Lenzavacche, di cui si è personalmente occupata.