ESAMI DI STATO DI ISTRUZIONE SECONDARIA SUPERIORE
(Gabriella Maggio)
Anche quest’anno è cominciato il rito dell’esame di Stato. In tono sempre più sommesso, è vero, ma sempre inevitabilmente intriso della retorica che ha segnato l’istruzione in Italia sin dal Regno. I testi proposti sono belli in sé, non c’è alcun dubbio. Gli autori sono classici indiscussi ed i temi toccano nel profondo ciascuno di noi, quelli che hanno fatto le scelte, noi che li legittimiamo somministrandoli e spiegandoli. Sembra tutto così splendido…ma coloro che devono lavorare sui testi proposti, riassumere ed argomentare, dopo una prima impressione di scintillante bellezza, quando devono iniziare il corpo a corpo con quelle meravigliose parole, trovano non la classica pagina bianca su cui imprimere il loro pensiero, ma il vuoto ed il disagio di pensare in modo diverso, di non porsi i problemi esistenziali enunciati dai testi, pur considerati degni di ammirazione. C’è un’incomprensione di fondo, che divide le generazioni e i contesti di riferimento, considerando il fatto che i giovani non riescono ad avere chiaro il concetto stesso di contesto, isolati in un eterno presente. Cosa vogliamo che ci scrivano i diciottenni che magari hanno trascorso la vigilia degli esami a bere con gli amici, per farsi coraggio e riceverne la solidarietà ? Nella migliore delle ipotesi una sequela di luoghi comuni, idee politicamente corrette o quasi, visto che i significati di molte parole sfuggono e non soltanto agli studenti, ma anche ai più giovani docenti. Sia chiaro che ho grande stima per i giovani, non intendo criticarli o accusarli. Spesso li vedo demotivati e mortificati da scelte tematiche e da metodi didattici lontani dalla loro orizzonte di attesa. Mi spinge a scrivere queste parole la considerazione del loro disagio, che di anno in anno aumenta nel momento in cui si cimentano con i testi scolastici, che parlano di mondi lontani e difficili da capire. Cosa chiediamo allora che sappiano scrivere, quali competenze devono dimostrare di avere svolgendo i compiti proposti ? Quest’esame purtroppo non le rivela con chiarezza, perché si perde nell’ indeterminato grigiore della retorica. I candidati che si accingono all’esame di Stato svolgono prove ben diverse e antiquate rispetto a quelle che i futuri docenti sono chiamati a svolgere on line. Direbbe il poeta Eugenio Montale : viviamo in un ossimoro collettivo, senza rendercene conto. Ma abbiamo paura di prendere atto della situazione e di conseguenza delle innovazioni. Comunque coraggio. Domani si svolge la seconda prova.