CARO ZAC
(Gabriella Maggio)
Thomas Mann nel racconto Cane e padrone scrive : eccolo all’improvviso, con un salto, accanto a me, il corpo premuto al mio stinco, fermo come una statua: si regge appoggiato di traverso, le forti zampe puntate sul terreno, il muso alzato verso di me, così che mi guarda negli occhi alla rovescia e dal basso in alto, e la sua immobilità, mentre gli accarezzo la spalla tra parole buone e a mezza voce, emana attenzione e eccitamento uguali a quelli della frenesia precedente….Gli animali sono più franchi e più primitivi, quindi in un certo modo più umani di noi nell’espressione fisica del loro stato d’animo; i modi di dire, che in realtà continuano a vivere solo in senso morale e come metafore, in essi risultano ancora veri – in ogni caso con un che di divertente per l’occhio – nel senso reale della parola e senza allegoria…..Fedele amico che morendo lascia un grande vuoto come dice Giuseppe Maccarone nella poesia Caro Zac qui riportata.
Caro Zac 29.3.2016
Caro mio tenero cane
Amico vicino e sempre silente
Feste tristezze solitudini e gioie
Tutto assorbito con raro candore
Sono passati tredici anni
La vita tua intera e la mia con te
Storie passaggi strapazzi e miserie
Tutto accucciato con raro candore
Il tempo scorre e deve finire
Ma sento nel cuore un cupo dolore
Non torni a colmare il vuoto creato
Restando vicino con raro candore