IL MASSIMO COMPIE UN PASSO AVANTI CON ATTILA

( Salvatore Aiello)

Dopo il memorabile Attila del 1975, con protagonista di lusso Ruggero Raimondi, il Teatro Massimo ha riproposto il nono titolo della produzione verdiana in coproduzione col Comunale di Bologna e La Fenice di Venezia. Attila (Gli Unni e i Romani) è un titolo assai significativo nella drammaturgia del bussetano che si innamorò del soggetto di Zacharias Werner; c’è un sottile filo che lega l’opera alla tetralogia wagneriana   ed è quell’ascendenza che il re unno ha col mondo dei Nibelunghi del quale ripropone la fiducia nel Walhalla e nel Dio Votan, mentre la spada ultrice che offre sin dall’inizio ad Odabella, ci rimanda a notung. Il 1846 trova Verdi molto affaticato dagli “anni di galera” soprattutto determinato a far valere le sue ragioni chiedendo brevità, passione e dramma ai librettisti con fervidi e frequenti richiami ed interventi. Leggendo l’epistolario di quei giorni si apprezza l’impegno del compositore per il progetto, proposto in prima battuta all’Opéra di Parigi, poi pensato per la stagione di Carnevale di Venezia: La Fenice sarà la ribalta prestigiosa di suoi  cinque celebri titoli.Se Werner scorgeva in Attila l’archetipo napoleonico, Verdi lo coglie in un primo momento, al pari degli Austriaci, come oppressore  della libertà dei popoli a lui sottomessi, sposando così una certa storiografia che volutamente ne dimenticava il saggio governo. Urgeva nel compositore imperioso il bisogno, pur mantenendo i pezzi chiusi, di trovare nuove vie  che in qualche modo conciliassero le ragioni del corale patriottismo con le forti individualità  senza rinunciare, come accade nel Prologo, a trovare tinte e ritmi nuovi nel descrivere l’atmosfera impressionistica delle Lagune Adriatiche che si animano dei lamenti degli Eremiti e del popolo di Aquileia. Dalla riduzione di Piave e Solera vien fuori il libretto con un prologo e tre atti, con una tinta in qualche modo superficiale e non sempre abilmente articolata; l’epos si conclude nella resa dell’Unno di fronte alla prestigiosa figura del papa Leone  poi la vicenda si veste di sentimentalismo, di trasalimenti, di abbandoni ma anche di una tavolozza del tutto negativa: astuzia, vendetta,tradimento ne costituiscono la linfa. Raramente un melodramma porta il titolo di un personaggio dalla vocalità di basso ma Verdi ha a disposizione uno dei più grandi del proprio tempo, degno erede di Lablache, quell’Ignazio Marini che alcune critiche ci riportano come basso profondo. Come se non bastasse, lui attento alle voci di grande talento drammatico ma nello stesso tempo capaci di squarci lirici e di espansioni tenere, pretese la presenza di Sophie Löwe, la storica prima  interprete dell’Elvira dell’Ernani e con lei il celebre Carlo Guasco primo Oronte ed Ernani, Natale Costantini nei panni di Ezio.

Una curiosità: nel 1860, al Bellini di Palermo, grandioso Foresto fu Francesco Mazzoleni, famoso tenore, anche nelle Americhe, zio della celeberrima Ester. Attila a differenza di Nabucco e I Lombardi si colloca anche  come opera di personaggi, con le loro contraddizioni, fragilità, aggressività ed emotività e in questo pathos si consuma la storia che lascia perplessi nel constatare una certa tendenza, del popolo italiano, a tradire l’alleato di turno; Ezio il valoroso che lo aveva sconfitto precedentemente nelle Gallie, ora si configura come un uomo d’inciucio che scende a patti perdendo dignità e correttezza cui fa invece ricorso il barbaro condottiero delineando  un ritratto a tutto tondo di coerenza patriottica e sentimentale.

Lo spettacolo a Palermo era incastonato in un allestimento scenico minimalista e spoglio di Gianni Carluccio autore anche dei costumi con Daniela Cernigliaro, ravvivato solo, in qualche momento, dalle vele strehleriane, dai  torsi piegati dei profughi o di qualche cadavere in esposizione, con pochi riferimenti  utili ad illustrare la storia nel suo evolversi. La regia di Daniele Abbado solo in parte ha tentato un’adeguata interpretazione fiaccata dal superficiale scavo psicologico dei personaggi.A dare il dovuto impulso ci ha pensato la musica con un’orchestra che grazie alla conduzione del baldo Daniel Oren ha suonato e cantato con accensione, dovizia di suoni, ricchezza di dinamiche e varietà di fraseggi; il direttore ha messo a prova la sua convinzione del carattere risorgimentale dell’opera favorendo atmosfere di densa musicalità. L’operazione gli è riuscita anche perché sul palcoscenico, in genere, disponeva di un cast di tutto rispetto: Erwin Schrott  è un basso baritono e questo lo si è subito sentito, poiché in qualche momento i registri della voce raccontavano altro, ha catturato il pubblico per volume, intensità interpretativa, presenza scenica non disgiunta da  una vocalità generosa.  Degna spalla l’Ezio di Simone Piazzola di buona grana, morbido nell’emissione, intento a delineare un ritratto a tutto tondo del generale romano, ma l’avremmo preferito, in qualche momento, più protervo ed astuto. Foresto era Fabio Sartori, noto al pubblico palermitano; un tenore dal timbro simpatico, dallo squillo e dal cantabile accattivanti sia  nei momenti titanici che in quelli del geloso innamorato, si riscontrava però, talvolta, un fraseggio monotono e poco ispirato.

Punto dolens, l’Odabella di Svetla Vassileva volenterosa e forse incauta ad affrontare la micidiale scrittura della giovane guerriera che necessita di una tecnica forbita, di un timbro adeguato, di svettanti agilità di forza, di fraseggi articolati sia nel piglio eroico che nei momenti lirici dove il canto diventa interiorizzato sussulto dell’anima; nonostante tutto se ne poteva apprezzare la bellezza del timbro messo però a dura prova.

In gran risalto, dalla vocalità del tutto convincente, il Papa Leone di Antonio Di Matteo, un bel cammeo il suo, dal timbro decisamente di basso  verdiano e con lui l’efficace Uldino di Antonello Ceron. Ben addestrato il coro di Piero Monti capace anche di sottigliezze espressive. Caloroso e appagato il pubblico che in gran parte scopriva un’opera decisamente nuova ed assai interessante.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Il nostro sito web utilizza i cookie per assicurarti la migliore esperienza di navigazione. Per maggiori informazioni sui cookie e su come controllarne l abilitazione sul browser accedi alla nostra Cookie Policy.

Cookie Policy