1816-2016 ITALIANISCHE REISE DI J.W. GOETHE

(Gabriella Maggio)

Goethe nella campagna romana, 1787, Francoforte , Städelsches  Kunstinstitut

Son partito da Carlsbad alle tre del mattino, all’insaputa di tutti: altrimenti non mi avrebbero lasciato andar via…..non mi era possibile differire. Mi son gettato in una carrozza di posta, solo soletto, non avendo per bagaglio che un portamantelli e una valigetta… Con queste parole inizia il 4 settembre  1786 il Viaggio in Italia di J.W. Goethe. Parte non nella sua veste di ministro del Granducato di Weimar, ma in incognito, sotto il nome di Philipp Möller o Miller, facendo credere di essere un commerciante ed in seguito un pittore. Sente la spinta irresistibile ad abbandonare  un modo di vita che ritiene  sterile. Ha bisogno di mettersi alla prova on the roade, perché  l’uomo conosce se stesso nella misura in cui conosce il mondo di cui ha coscienza soltanto in sè , come ha coscienza di sé soltanto in esso. Così scriverà nel 1823. Già dopo un mese di viaggio  matura l’idea di pubblicare  il diario del viaggio e per questo  scrive all’amica Charlotte von Stein : Se tu ricopiassi il diario su fogli sciolti in quarto, sostituissi il tu con il Lei e omettessi quanto ti riguarda personalmente, o quanto altro  ritieni opportuno tralasciare, al mio ritorno troverei una copia da poter correggere e portare ad una stesura definitiva. Prevede anche di organizzare la materia  in temi: la storia naturale, l’arte, i costumi, considerati in modo molto obiettivo. Dopo il ritorno in Germania, però,  accantona l’idea ed all’amico Schiller, che si propone di aiutarlo a sistemare i materiali, scrive : Il diario del mio viaggio da Weimar a Roma, le mie lettere….recano l’impronta di un uomo che non vive in libertà, ma che sfugge ad un’oppressione, di una persona che anela a qualcosa, che pensa a come riappropriarsi di sé stesso, che non è diventato adulto e che alla fine della sua carriera sente che appena in quel momento sarebbe in grado di ricominciare tutto daccapo. Soltanto più di vent’anni dopo sentirà il bisogno di risistemare e completare i ricordi del suo viaggio in Italia, pubblicando   nel 1816 la prima parte che si conclude col primo soggiorno romano. La seconda parte sarà redatta nel 1829. Lo scopo del viaggio goethiano è, alla luc di quanto lui stesso scrive negli anni,  quello di mettere alla prova  se stesso di fronte ad un mondo vivo che solo in parte conosce attraverso i libri o le riproduzioni artistiche. Il sogno dell’Italia tuttavia  precede il viaggio. Nelle tre strofe di ballata cantate da Mignon e riportate nel Wilhelm   Meister, connotate da un alone  di ricordo lontano, arricchito dalla consapevole difficoltà di raggiungere l’Italia, il viaggio appare come l’itinerario  verso un paradiso terrestre, terra di limoni  che producono contemporaneamente  sia i frutti che i fiori, e di alloro  cioè della gloria poetica, della bellezza artistica.   È in Italia che Goethe sceglie  in maniera chiara la sua esclusiva vocazione artistica.

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