DESIRÈE RANCATORE PER LA XXXI STAGIONE DELLA MAZZOLENI

(Salvatore Aiello)

Inaugurazione  alla grande della XXXI Stagione degli Amici dell’Opera Lirica Ester Mazzoleni di Palermo nei sontuosi saloni di Palazzo Mirto, dimora storica dei Filangeri principi di Mirto, con la presenza soggiogante di Desirée Rancatore. Un felice ritorno per il suo pubblico, poiché la giovane  cantatrice ha esordito nel 1997 proprio per la Mazzoleni e nel 2004 ne ha ricevuto il “Premio Speciale” che ogni anno viene attribuito a quei giovani artisti che si impongono nelle platee internazionali.Palermo è la città che lei ama e da cui è riamata incondizionatamente. Reduce dal recente successo conseguito al Concerto di Capodanno per il Teatro Massimo, è voluta tornare in quella che ritiene la “sua casa” per deliziare con un programma di notevole impegno che ha messo in  luce una maturata consapevolezza dei ruoli e degli stili e una conquista di consolidata tecnica e tenuta. La sua voce che conquista e si orienta oggi per sonorità pienamente liriche ma adorne di spiagge virtuosistiche con vistosi compiacimenti, le ha consentito di spaziare dal Rossini delle Soirèes musicales alle tinte fosche e deliranti della Bolena di cui si coglieva malinconia e teneri abbandoni. L’Ave Maria dell’Otello siglava pensose interiorità smaltate da note rotonde e sostenute, riconfermate nell’aria di Medora del Corsaro; ancora un omaggio a Verdi con recitativo, aria e cabaletta  dell’aria della Marchesa da Un giorno di regno.La seconda parte la vedeva protagonista della struggente pagina di Pamina dal Die Zauberflöte dando un saggio della sua dedizione a Mozart frutto di una ventennale frequentazione. Anche qualche novità veniva offerta con la delicata interpretazione di “Comme autrefois  dans la  nuit sombre” da Les Pescheurs de perles e in conclusione un ritorno al suo amato Donizetti vivace e civettuolo: l’aria di Norina dal Don Pasquale che metteva in luce la sua vena di cantante brillante restituendo al personaggio quella cifra di malizia, erotismo e di sapiente gioco femminile con cui si sanno cuocere gli uomini.Un valido contributo  l’apportava il giovane basso Claudio Levantino di spessa vocalità, con tante frecce al suo arco, ancora in fieri la conquista del dominio della tecnica e dei colori ma in risalto per verve scenica, ammiccamenti e in totale aderenza con la Rancatore nel duetto tra Adina e Dulcamara. Al piano Antonina Grimaudo che con garbo e sensibilità ha seguito il canto facendosi anche apprezzare come solista nell’esecuzione del Sonetto 104 del Petrarca di Liszt. Standing ovation finale per la Rancatore che ha voluto, in bis, congedarsi con due brani significativi: “E vui durmiti ancora”, pagina dolente del siciliano Calì e lo spericolato “Bacio” di Arditi che riportava la cantante alla stagione di pura belcantista.

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