ETTORE SCOLA DALLE STORIE ALLA STORIA
(Gabriella Maggio)
Ettore Scola è morto il 19-01-2016 all’età di ottantaquattro anni. Dopo una lunga carriera di regista, cominciata nel 1964 con Se permettete parliamo di donne, negli ultimi anni taceva, fatta eccezione per Che strano chiamarsi Federico del 2013, in onore dell’amico Fellini. Aveva perso l’ispirazione con la vecchiaia, diceva. Ma non aveva smarrito il senso dell’umorismo e della battuta dei giovanili inizi al Marc’Aurelio. I suoi film sono considerati commedie all’italiana, ma Scola vi aggiunge il personale e costante impegno politico, che diventa il suo stile. Le storie dei suoi personaggi, per lo più borghesi, incontrando la Storia rivelano il venir meno degli ideali e della speranza di un rinnovamento. In La terrazza e C’eravamo tanto amati Scola indaga il tema dell’ impegno, che perdendo il contatto con la realtà diventa velleitario. Ha osservato il costume italiano con intelligente attenzione, senza scadere nella pedanteria e nella facile morale, lasciando intuire una via di fuga, senza mostrare però compiacimento verso i personaggi e le loro storie. Ha rappresentato i dubbi e la crisi degli intellettuali di sinistra, la loro mancanza di entusiasmo, le loro idee stantie, spiazzate dalla realtà che cambia velocemente . Gli attori preferiti sono stati Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Nino Manfredi, Aberto Sordi, che hanno rubato la scena ai personaggi femminili, sebbene interpretati da brave attrici. Nei film di Scola l’attenzione di solito è focalizzata sul personaggio maschile, sulle sue debolezze e sulla sua crisi. Le donne sono l’oggetto di un desiderio narcisistico, poco comprese nel loro sforzo di emergere e percorrere una loro strada, che le porti alla pari con gli uomini. In Una giornata particolare personaggio maschile e femminile, rispettivamente Mastroianni e Loren, pur nel divario culturale che li caratterizza, trovano un rapporto d’equilibrio nell’essere entrambi deboli ed emarginati.