IL GRAN LIBRO DEL MONDO

(Pino Morcesi)

La metafora del mondo come libro è antica ed è usata da molti autori di epoche diverse. Tra i noti c’è Dante che nel canto XXXIII del Paradiso, quando guarda la luce divina  dice  :

Nel suo profondo vidi che s’interna,
legato con amore in un volume,
ciò che per l’universo si squaderna…

Alla fine del ‘500 Giovanni Botero scrive nella dedica al cardinale Aldobrandini delle  Relazioni Universali che << Libro veramente ammirabile è il mondo, si legge continoamente e si studia e non manca mai, a chi v’attende, materia o d’essercitar l’ingegno o di pascer l’affetto. S’allarga a chi pensa di restringerlo, s’affonda tuttavia più a chi crede d’haverne trovato il centro. Suggerisce finalmente del continuo materia di nuova speculazione e di nuova meraviglia a tutti>>. Pochi anni dopo Galileo Galilei nel Saggiatore << La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.>> Diversa la posizione di Botero che appare più curioso che scienziato. Curiositas che risente dell’entusiasmo del primo Rinascimento italiano che ai suoi tempi  già si è spento nella tensione manieristica che si risolve poi nel Barocco.  Attuale l’atteggiamento speculativo di Botero nella catalogazione di una  imponente quantità di notizie sulla geografia, storia, religione, economia, demografia, che sistema secondo un criterio organico. Il rapporto tra l’aumento della popolazione e la prosperità dello stato, tra  natura del suolo e produzione, tra clima e civiltà sono il pretesto per osservazioni acute e nuove , che non si discostano dall’attuale  global history. Anche il suo scopo è moderno: informare.Resta comunque figlio del suo tempo perché  le sue informazioni non sono raccolte sul campo, ma sono  la  rielaborazione  delle relazioni di viaggi soprattutto dei gesuiti. Botero non è un gesuita, sebbene sia entrato nella Compagnia a 15 anni e ne sia uscito a 36 senza prendere i voti.

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