LA PASSIONE DEI ROMANI PER I GIOCHI
(Daniela Crispo)
Gli antichi Romani di ogni ceto sociale avevano una vera passione per i giochi del circo : venationes, caccia alle bestie feroci; munera, lotta tra gladiatori, corse con i carri o a piedi. Coloro che combattevano o gareggiavano erano allenati dai lanisti. Tutti si ritrovavano nell’anfiteatro che cementava l’unità culturale e gerarchica di un mondo, che a partire dal I sec. a. C. era diventato multietnico, attraverso le comuni emozioni che portavano alla condivisione della virtus che trionfava sugli animali e sugli uomini più deboli. Intorno alle varie competizioni fiorivano le scommesse e documenti come i papiri di Ossirinco riportano casi di gare truccate le cui condizioni venivano regolate da veri contratti privati. Anche allora i giochi illeciti non riuscivano sempre, perché talvolta venivano denunciati apertamente. Eccellere nei giochi non comportava soltanto spostamento di somme anche cospicue e l’arricchimento di qualcuno, ma conferiva onore alla città e la segnalava agli occhi dell’imperatore. Spesso i giochi si svolgevano in onore dell’imperatore stesso o di persone che gli erano state care per obbligarlo a ricambiare con la concessione di privilegi alla città. Filostrato tramanda che per compiacere Nerone, che durante un viaggio in Grecia si esibiva nel circo, gli atleti della lotta cadevano a terra.