Reclusori, Conservatori e Ritiri del Mandamento Monte di Pietà
Ritiro delle figlie della Carità detto il Filippone
(Giacomo Cangialosi)
L’unico ritiro esistente in questo mandamento venne fondato dal sacerdote don Nicolò Filippone nel 1727 secondo le norme dettate da S. Vincenzo de’ Paoli in Francia. Queste donne, dette Figlie della Carità o Serve delle povere donne inferme, si radunarono per vivere in maniera devota ed erano addestrate in tutti i lavori donneschi. Non facevano voti particolari ma seguivano propri regolamenti. Il maggiore compito era quello di ricevere donne miserabili e civili affette da patologie e la cui modestia o la vergogna non consentiva loro di rivolgersi agli ospedali e ai medici uomini. Erano le stesse Figlie della Carità a visitarle e talora a fare anche interventi chirurgici. Solo in caso di necessità venivano chiamati medici esterni periti nelle varie patologie.
Scrive Gaspare Palermo: “Cacciano sangue, applicano vescicatorii, curano mal di occhi, strume, ferite e piaghe di ogni genere, polipi nelle narici e nelle fauci, aposteme di qualsiasi sorte, febbri di ogni genere, dolori, scabbia, tigna senza strappar i capelli e senza usar la pece, empetiggini, scorbutico, itterizzia, scottatura, crepatura, contusioni e qualunque altro contagioso malore”, un policlinico universitario ante litteram oserei dire! Vi era anche un’infermeria dove si preparavano i medicamenti e si dedicavano anche alla pulizia delle vecchie e le istruivano pure nella religione.
In Quaresima ospitavano per nove giorni dame e donne civili o povere per fare loro gli Esercizi di S. Ignazio di Lojola. Nel 1857 in seguito all’eredità di Don Giovanni Fernandez vi venne fondato anche un ospedale per le gentildonne povere. In verità la struttura ospedaliera si era iniziata a costruire in locali adiacenti, ma ci si accorse che il terreno era umido per le infiltrazioni del Papireto per cui si preferì fare una permuta con il Comune (che poi vi costruì l’Accademia di Belle Arti secondo il progetto di Damiani Almeyda) mentre l’ospedale venne edificato in altra zona del piano del Papireto, ma oggi non esiste più. Amministratori erano i parroci pro tempore di S. Ippolito martire, di S. Antonio Abate e di S. Nicolò alla Kalsa. La chiesa, edificata all’inizio del XIX secolo, non ha porta all’esterno. Esiste ancora un bel portale bugnato, forse residuo di un antico palazzo cinquecentesco riutilizzato dal Filippone per la fondazione del Ritiro, un giardino interno e la chiesa ormai chiusa al culto da alcuni anni. Attualmente parte dell’immobile è affidato all’Associazione Madre Serafina Farolfi che si occupa dei bambini del quartiere. Su piazzetta D’Ossuna è visibile l’abside della chiesa e sotto i resti della cripta sepolcrale utilizzata oggi come autorimessa.