SETTECENTOCINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DI DANTE
GIANNI SCHICCHI
( Gabriella Maggio)
E l’aretin che rimase, tremando
mi disse: Quel folletto è Gianni Schicchi,
e va rabbioso altrui così conciando
………………………………sostenne
per guadagnar la donna de la torma,
falsificare in sé Buoso Donati,
testando e dando al testamento norma.
Nel XXX canto dell’Inferno, nella decima bolgia, Dante colloca i falsari di persona, che corrono mordendo rabbiosi chiunque capiti loro davanti. Secondo la medicina medievale questa rabbia bestiale, che degrada gli uomini ad animali, è chiamata idrofobia. Il contrappasso è evidente, come in vita falsificarono l’identità delle persone, così dopo la morte subiscono la distorsione della propria identità umana. Nei versi riportati Gianni Schicchi è infatti chiamato folletto che nella lingua letteraria del ‘200 ha il significato di demonio. Gianni Schicchi della famiglia dei Cavalcanti visse a Firenze nella seconda metà del ‘200; probabilmente spinto da Simone Donati assume l’identità di Buoso di Vinciguerra Donati, che stava per morire, e fa testamento in sua vece, assegnandosi la splendida giumenta del branco di cavalli del valore di 200 fiorini.
Ambigua la frase testando e dando al testamento norma : o fu Gianni a fare testamento secondo le norme legali o fu talmente credibile nella parte di Buoso che il notaio, che scriveva sotto dettatura, ratificò l’atto. Lasciata da parte la tragica rappresentazione del personaggio dantesco, Giacomo Puccini, all’inizio del ‘900, nell’omonima opera in un atto, ne fa un personaggio allegro e disinvolto che, spinto anche dall’amore paterno, realizza una truffa perfetta a danno della famiglia di Buoso, che l’aveva convito a spacciarsi per il parente morto, proprio per impadronirsi dei suoi beni.
