Chiesa e Monastero delle Stimmate di S. Francesco delle Clarisse
(Giacomo Cangialosi)
Chiesa delle Stimmate- Altare del Serpotta
Questo monastero venne fondato presso porta Maqueda nel 1602 da donna Imara Branciforti figlia del principe di Butera don Fabrizio Branciforti e di donna Caterina Barresi cui si aggregarono le marchese di Giarratana donna Giovanna e donna Lucia Settimo. La Bolla pontificia giunse nel 1603 con l’ordine di fondarlo sotto la regola delle Clarisse. Prima Badessa fu Suor Girolama Marino uscita dalla Badia Nuova per introdurre la regola nel nuovo monastero coadiuvata da suor Doralice Viterbo. Le monache non potevano oltrepassare il numero di 50 e non vi si potevano ammettere che nobili tanto che veniva conosciuto come monastero delle Dame. La chiesa e il monastero occupavano l’ultimo isolato della via Maqueda verso settentrione (dove ora sorge la piazza antistante il teatro Massimo) ed erano entrambi rivolti ad oriente. La facciata era sontuosa con intagli e statue.
L’interno a navata unica di ordine corinzio e coro per l’ufficiatura all’ingresso sostenuto da colonne. L’altare maggiore originariamente con custodia in pietre dure venne poi sostituito nel 1828 con un altare "alla moderna" neoclassico. Gli affreschi erano di Guglielmo Borremans e ai lati vi erano due quadroni dipinti dal cav. Mattia che vennero poi sostituiti con tele di Giuseppe Patricolo che dipinse anche la pala della “SS. Trinità” nell’altare maggiore. Nell’aula quattro cappelle: nella prima di sinistra “Immacolata Concezione” di Vincenzo Marchese del 1717, nella successiva si venerava il Crocifisso. A destra nella prima cappella “Le stimmate di S. Francesco” del Borremans (sostituito nel 1823 da una tela dello stesso soggetto opera di Giovanni Carini) e nella successiva una” Madonna” (forse una Pietà) pittura del Duro dono del sacerdote don Giovanni Ingarsia, il quale venne sepolto davanti l’altare. Le prime due cappelle presso l’ingresso erano state decorate da Giacomo Serpotta.
Piazza Maqueda 1880
Nel 1866 durante la rivolta del "Sette e mezzo" il monastero venne preso d’assalto e fu utilizzato come ricovero per gli insorti. Intanto il Comune di Palermo decideva di edificare un grande teatro lirico per cui si decretò la demolizione di questo e del monastero di S. Giuliano delle suore teatine che venne completata dopo il 1880 nonostante le suppliche delle badesse dell’epoca.
Demolizione del Monastero delle Stimmate
Rimane solo il ricordo in un toponimo, Piazza Stimmate, che si trova però molto discosta dall’originaria sede del ricco monastero delle Dame. Si salvarono dalla furia distruttrice gli stucchi di Giacomo Serpotta risistemati all’inizio al Museo Nazionale dell’Olivella e oggi, dopo un accurato restauro, sono esposti nella chiesa di S. Maria della Vittoria sotto l’oratorio dei Bianchi. Uno degli altari in lapislazzuli, ricchissimo, si trova oggi in Cattedrale nella cappella di S. Agata.
Confessionale oggi a S.Ippolito
Arredi di notevole fattura (grandi torcieri d’altare, sedia presidenziale con 4 sgabelli, armadi da sacrestia compreso il banco dei ministri, due splendide consolle con angeli reggipiano e una campana) si trovano oggi nella chiesa parrocchiale di S. Ippolito martire.
Credenza oggi a S. Ippolito
Sedia presidenziale – S. Ippolito