CON QUELL’ARIA UN PO’ COSI’
( Irina Tuzzolino)
Lo snobismo è sempre ben rappresentato. Perché le mode passano, ma lo snob resiste con tenacia, anche là dove non crediamo che possa attecchire. Infatti è snob non soltanto chi a voce alta, tanto da farsi ben sentire dai presenti, apostrofa col nome di battesimo personaggi noti, di vari ambiti, affettando familiarità e confidenza. Ma anche i finti modesti che si schermiscono con chiara affettazione, quelli che esibiscono un look eccentricamente alternativo, accompagnato da inestricabili legami al passato più bigotto. O quelli che rimpiangono sempre il passato, con l’aria di rifiutare il presente a cui sono invece ben legati. Il vocabolo inglese snob che significa letteralmente ciabattino e per traslato uomo volgare e pretenzioso, individua bene l’atteggiamento, di cui è difficile dare una definizione. Lo snobismo è infatti lo stile di chi non ce l’ha e che senza alcuna grazia imita quello che gli viene più facile e che ritiene di maggior successo. L’insicurezza ed il senso della propria fragilità sociale porta lo snob ad aggrapparsi a ciò che ritiene solido e vincente, spesso sbagliando.
È una maschera con cui si vuole fare colpo sugli altri, come ha detto V. Woolf. Se Jane Austin in Orgoglio e pregiudizio rappresenta bene lo snobismo nei vari personaggi che però trovano la strada per liberarsene, W. M. Thackeray nel Libro degli snob colpisce duramente l’atteggiamento molto diffuso nella società vittoriana. Inguaribilmente snob i personaggi della Recherche di Marcel Proust. Fenomeno di tutte le epoche lo snobismo si ritrova anche nella letteratura antica. Per esempio nel carme LXXXIV di Catullo, dove Arrio affetta una pronuncia aspirata credendo che sia molto raffinata :
Chommoda dicebat, si quando commoda vellet
dicere, et insidias Arrius hinsidias,
et tum mirifice sperabat se esse locutum.
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