LA STAGIONE SINFONICA DEL MASSIMO
(Salvatore Aiello)
Continua felicemente al Massimo la stagione concertistica con il secondo appuntamento beethoveniano. Ci attendeva un programma senz’altro ben impaginato : le esecuzioni dei Concerti n.2 in si bemolle op.19 e n.3 in do minore op.37 integrato dalla Romanza in fa maggiore per violino ed orchestra op.50 e da una novità assoluta il Largo del ritrovato Concerto in fa maggiore per oboe ed orchestra H12 che ha siglato l’apertura della serata. In risalto la partecipazione intensa ed espressiva di Pier Ugo Franchin, primo oboista del Teatro in consonanza con l’orchestra duttile, morbida, capeggiata dall’energico Sebastian Lang-Lessing.Il direttore tedesco ha conferito vigore ed impulso con aderenza totale,sottili intendimenti espressivi anche nella conduzione dei Concerti per pianoforte ed orchestra mettendo a fuoco nel Concerto n.2, in verità il primo, l’ispirazione ancora mozartiana e haydniana del compositore di Bonn la cui scrittura rivela in qualche modo il mero rilievo virtuosistico della parte pianistica che troverà invece completo sviluppo nel Concerto n.3 nel quale pianoforte ed orchestra parteciperanno in maniera osmotica al dialogo di volta in volta con timbri e colori nuovi. Questa la visione che ha animato la prova encomiabile del pianista Francois Frederic Guy dall’ accattivante approccio; perizia tecnica, fedeltà esecutiva,teneri abbandoni e toni crepuscolari inoltre hanno dipanato guizzi introspettivi, eleganza e varietà di fraseggio e l’orchestra ha risposto con coerenti dinamiche e totale adesione alle indicazioni direttoriali soprattutto nell’avvio dell’Allegro con brio del Terzo concerto dove l’introduzione descriveva e si permeava di un’atmosfera di triste sentire che confluiva nell’ingresso del pianoforte con rinnovata esperienza.
Raffinato poi l’impegno nel Largo che vedeva la partecipazione del pianista con assecondate risposte e rimandi ma infine è stato il Rondò il clou finale rasserenante a riconsegnare un’atmosfera di placido assetto poetico. A conclusione l’esecuzione della Romanza op.50 per violino e orchestra con individualità piena e totale del compositore tedesco che conferisce al violino respiro solistico in perfetto equilibrio tra cantabilità e abbandono virtuosistico di cui ci ha fornito un saggio esemplare Silviu Dima anche primo violino del Teatro. Calorosi e convinti i ripetuti applausi di un pubblico numeroso e appagato.