Foglie nel vento: un workshop di poesia haiku nel cuore di Palermo

(Lavinia Scolari)

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Che cos’è per voi la poesia?»

Questo è stato l’esordio del workshop di “Foglie nel vento”, tenutosi l’8 febbraio a Palermo, nella sede dell’Associazione Culturale Sicilia-Giappone di via Giosuè Carducci. Il workshop, svoltosi in forma gratuita e aperta a tutti fino esaurimento posti, è stato condotto e curato dal poeta e scrittore Fabrizio Corselli, direttore della collana “Hanami” per i tipi di Edizioni della Sera, e organizzato dal Presidente dell’associazione Giuseppe Cannizzo e da Rossana Corso.Probabile prequel a un futuro corso di poesia orientale e haiku, l’evento si poneva l’obiettivo di diffondere la conoscenza della cultura e della poesia giapponese, in particolare della forma poetica dell’haiku. A partire dalle forme della sua ideazione, si è tracciato un percorso che ha attraversato le diverse modalità di composizione, le tecniche di improvvisazione poetica e i temi del genere.

 

«L’haiku», ha spiegato Corselli durante il workshop, «è un componimento letterario che esprime il quotidiano nella sua essenza ed eternità». Una modalità espressiva, dunque, che mira a congelare l’istante come in dipinto. Il tutto trasposto in diciassette sillabe e in soli tre versi, o tre ku, i “momenti”, le unità espressive di significato in cui ogni haiku si articola. In queste poche sillabe, dunque, come abbiamo avuto modo di apprendere durante l’incontro, si condensano con semplicità e armonia alcuni capisaldi della cultura giapponese e dei fondamenti delle discipline zen: la semplicità, l’impersonalità, la leggerezza. Nella prima parte dell’incontro, di tipo “teorico”, Corselli ha svolto una vera e propria masterclass, sviluppando i temi principali di questa forma espressiva orientale, sia sul piano diacronico, con approfondimenti storici sulla nascita del genere e sul percorso di crescita e innovazione, sia sul piano letterario, con cenni alla figura del poeta di haiku (lo haijin) e alla sua struttura estetica. Apprendiamo così che lo haiku si compone di due elementi essenziali: il karumi, la visione fanciullesca, e l’hosomi, la semplicità, quel sentore di leggerezza che colpisce l’animo e che può essere rappresentato dal crepitio di una foglia o dal cinguettio di un uccello. L’ideale di bellezza a cui questo genere di componimenti aderisce è dunque assai diverso dall’aulicità poetica occidentale, dai toni ampollosi e barocchi e dall’uso spesso sovrabbondante di astrattismi e introspezioni troppo invadenti. L’haiku, chiarisce Corselli, è l’esatto contrario: implica l’assenza del soggetto poetico, è un “dipinto letterario” che fa dell’impersonalità la chiave per attingere alla parte più autentica del reale, senza filtri o sovrastrutture interpretative. Il soggetto c’è, ma non si vede, verrebbe da dire. Esso è reso attraverso gli elementi della natura, come nel componimento che Fabrizio ci regala:

Sotto un ciliegio

il profumo d’inchiostro

ultimo ku.

(F. Corselli)

L’haijin è proprio lì, sotto l’albero di ciliegio, avvolto dal profumo dell’inchiostro con cui scrive: lo vediamo, ne avvertiamo l’odore, eppure rimane nascosto, un’ombra nel dipinto. È questa forse, la filosofia dell’haiku, un modo di suggerire il sentimento senza palesarlo. C’è un vincolo poetico, però, imprescindibile: occorre ancorare la poesia all’elemento stagionale, il kigo, puntello irrinunciabili e tratto pertinente di questa forma d’arte. Se la prima parte del workshop si è focalizzata sulla teoria, la seconda è stata impiegata per incentivare la capacità immaginativa e ha coinvolto tutti i partecipanti attraverso alcuni esercizi volti a promuovere le singole abilità di improvvisazione poetica, con un prova pratica di versificazione di singoli momenti (i già citati ku), una prova di produzione su una singola stagione, individuale o di gruppo, e infine un esercizio di produzione di un haisan, vale a dire di un haiku senza vincoli metrici o di sillabe, per mettere alla prova le capacità di contestualizzazione acquisite. La sperimentazione sembra aver avuto successo, considerando sia il coinvolgimento attivo dei presenti – ciascuno dei quali ha ricevuto un attestato di partecipazione – sia l’attenzione sollevata dal progetto. Con semplicità e accuratezza allo stesso tempo, Fabrizio Corselli ci ha accompagnato nei meandri di una cultura senza tempo, tra i segreti compositivi di una forma letteraria lontana, ma non irraggiungibile. Un’esperienza unica e coinvolgente, che auspichiamo abbia presto un séguito.

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