IL MITO DI ANDROMEDA NEL TEATRO SPAGNOLO DEL SEICENTO
(Gianfranco Romagnoli )
Perseo e Andromeda. 50-79 d.C. Pompei, Casa dei Dioscuri. Museo Archeologico Nazionale, Napoli
Quello di Andromeda è un mito molto noto, che perciò è il caso di richiamare soltanto per sommi capi: figlia bellissima del re degli Etiopi Cefeo e della regina Cassiopea, fu vittima della superbia della madre che aveva affermato di essere più bella delle Ninfe Nereidi. Queste, offese, si rivolsero a Poseidone, che per punizione inviò un mostro marino a devastare il regno. L’oracolo di Ammone, interpellato dal re, pronunziò il responso che, per far cessare la calamità, Andromeda doveva essere data in pasto al drago. L’innocente fanciulla fu così incatenata a uno scoglio in riva al mare, ma sopraggiunse in volo, sulla groppa del cavallo alato Pegaso, Perseo, di ritorno dall’impresa dell’uccisione di Medusa. L’eroe, vistala, se ne innamorò offrì ai genitori, che angosciati seguivano gli eventi dalla riva, di salvarla se gliela avessero data in sposa. Avutane la promessa, quando già il mostro, emerso dalle acque, stava per divorarla, l’eroe balzò su dorso del drago trafiggendolo e poi, mostrandogli la testa della Gorgone lo tramutò in pietra. Mentre si celebravano lietamente le nozze irruppe nella sala, con un gruppo di armati lo zio di Andromeda Fineo, rivendicando la mano della giovane con il sostegno della regina Cassiopea, ma Perseo affrontò e uccise tutti. Divenuto in seguito re di Argolide, ebbe da Andromeda molti figli e quando i due sposi morirono, furono trasformati da Atena in costellazioni: così pure Cefeo e Cassiopea la quale però, per punizione del suo tradimento, fu collocata in cielo con la testa all’ingiù.
Questo mito, narrato nella sua versione più nota da Ovidio nelle Metamorfosi ma anche da molti altri autori greci e latini tra cui Euripide nella tragedia Andromeda, fu ripreso nel Seicento da Calderón de la Barca nella commedia Fortunas de Andrómeda y Perseo, che ambienta la vicenda in Trinacria, e nell’auto sacramental alegórico dal titolo Andrómeda y Perseo. Gli autos sacramentales, di cui Calderón fu fecondo autore, erano rappresentazioni sacre in un solo atto, che ogni anno, in occasione della Festa del Corpus Christi e della sua ottava, venivano messe in scena in strada su più carri dalla complessa architettura, nei quali erano installate sofisticate scenografie. Il tema, di solito l’Eucaristia, era svolto con riferimento a episodi e personaggi tratti dai testi biblici, ma anche a storie profane prese per lo più dalla mitologia: in questo caso, ovviamente, interpretando il racconto mitologico in modo allegorico, per proporre attraverso esso valori cristiani: a tale risultato concorreva l’intervento di numerosi personaggi simbolici. Nell’auto sacramental qui citato di Calderón, che fu fecondo autore di questo genere teatrale, tali personaggi sono Grazia, Scienza, Ignoscienza e Volontà insieme ai quattro elementi: Terra, Aria, Acqua e Fuoco; non mancano inoltre il Demonio, sempre presente negli autos sacramentales e il dio Mercurio. Andromeda simboleggia Eva che tentata nell’Eden dal demonio, decide con libero arbitrio di mangiare il frutto proibito e per punizione viene offerta in pasto al mostro. Giunge a salvarla Perseo che però, nella lotta contro il mostro marino, viene ferito a morte. Dichiara tuttavia ad Andromeda, nell’andarsene, che ciò non gli impedirà di mantenere la promessa di sposarla, perché sarà sempre con lei in altra forma: e qui si rivela l’allegoria secondo la quale Perseo è figura di Cristo, che morto per portare salvezza e redenzione a chi, pentito come Andromeda, si converte, tornerà e sarà sempre unito alla sua sposa in matrimonio mistico, sotto le specie eucaristiche del pane e del vino.