Recensione del volume “Scrìviri” di Giuseppe Pappalardo
(Giovanna Sciacchitano)
Il nove dicembre scorso a Palermo presso Villa Malfitano, sede della Fondazione Whitaker, è stato presentato dalle associazioni culturali “Dante Alighieri” e “Ottagono Letterario” il volume di Giuseppe Pappalardo “Scrìviri” sottotitolo: Una guida al dialetto siciliano, pubblicato da Nuova IPSA Editore.L’autore, poeta e attento studioso, già da anni mostra un forte interesse nei confronti del “sicilianu” e si adopera per il recupero della letteratura e dei dialetti siciliani. Si parla di “dialetti” poiché le numerose varietà geolinguistiche della Sicilia, pur avendo il latino come substrato comune, non si sono mai unificate in una lingua di koinè, in un dialetto standardizzato. “Il dialetto siciliano” sostiene infatti Giuseppe Pappalardo “è un concetto astratto che trova concretezza nei subdialetti orientale, centrale, occidentale, etc. dell’isola”. Per la mancanza di una koinè non si è dunque, nel tempo, pervenuti alla stesura di una grammatica normativa che dia regole valide per tutti, confermando, come scrive il linguista Vito Matranga nella prefazione al volume, che “una norma ortografica potrà imporsi, in ultima analisi, de facto e non de iure “.
La guida al dialetto siciliano di Pappalardo non ha pertanto alcuna velleità normativa, ma è un valido strumento per contenere l’arbitrarietà nella scrittura del dialetto; inoltre, per le caratteristiche di sintesi e semplicità che presenta, essa si rivolge a un ampio pubblico di lettori e scriventi, dal letterato al poeta, dal cultore del dialetto a chi si avvicina per la prima volta al siciliano.“La guida” tiene a sottolineare Giuseppe Pappalardo “è un manuale divulgativo su basi scientifiche”; infatti l’obiettivo di fondo dell’autore è quello di far conoscere, avendoli egli stesso appresi, i risultati ottenuti dai linguisti in 50 anni di attività. Nella guida ci sono elementi di morfologia e nozioni di ortografia, con particolare attenzione ai segni grafici: la punteggiatura, i segni diacritici, l’accentazione, l’elisione, l’aferesi. Il volume è di facile consultazione e potrà così risolvere alcuni problemi di ortografia a chi desideri confrontarsi con la scrittura del dialetto siciliano e a chi, tra gli autori, voglia coniugare l’aspetto poetico-letterario con l’aspetto linguistico. Nella pubblicazione sono presenti anche due interessanti capitoli che parlano del dialetto siciliano nella storia e del dialetto siciliano nella letteratura; per quest’ultimo, un excursus temporale che partendo dalla Scuola Poetica Siciliana giunge sino al Novecento. Uno dei validi motivi per conoscere il siciliano, ribadisce l’autore, è dato proprio dalla necessità di far sopravvivere tanta produzione letteraria siciliana.Relatori della presentazione sono stati Vito Matranga, docente di Linguistica italiana e Sociolinguistica dell’Italiano contemporaneo presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo, che ha valutato la guida ottimo strumento per riflettere sul funzionamento della lingua, e Salvatore Di Marco, poeta, illustre saggista e profondo conoscitore della letteratura siciliana; il quale, pur apprezzando il lavoro di Pappalardo, si è però soffermato sull’aspetto poetico-letterario dei testi quale espressione dell’identità di ciascun autore, a prescindere da un’ortografia più o meno condivisa e coerente.Resta comunque il fatto, ricorda Giuseppe Pappalardo, che oggi “il dialetto siciliano scritto è un linguaggio essenzialmente letterario e gli autori hanno bisogno di riferimenti certi e oggettivi per evitare l’arbitrarietà nel modo di scriverlo”.