A PROPOSITO DELL’EFFETTO SERRA
(Natale Caronia)
Recentemente i responsabili della meteorologia che fanno capo all’ONU hanno lanciato un grido d’allarme perché, nel corso dell’anno 2013, sono aumentate le emissioni di anidride carbonica, con il conseguente pericolo dell’aumento dell’effetto serra sul nostro pianeta. Va detto in partenza che la vita sulla terra non sarebbe possibile senza un effetto serra, elemento temperante il clima, effetto che attutisce gli sbalzi termici tra il giorno e la notte. Al contrario avviene sul pianeta Mercurio, privo di atmosfera, ove la sua faccia illuminata dal sole raggiunge centinaia di gradi e la parte oscura ha temperature glaciali. I raggi solari che attraversano l’atmosfera terrestre cedono energia che si trasforma in calore; parte di questa energia ritorna nell’atmosfera, riflessa con effetto specchio. Se l’atmosfera viene alterata per aggiunta abnorme di gas, nella fattispecie CO2, perché il mare, la vegetazione, le alghe non riescono ad incamerarlo completamente, è intuitivo che la temperatura terrestre tenda ad aumentare perché viene ostacolata la riflessione dell’energia solare dalla terra nello spazio. E non solo: si verifica anche l’acidificazione degli oceani, in quanto anidride carbonica ed acqua formano acido carbonico; ciò varia le condizioni dell’ habitat. Per esempio, l’acidificazione eccessiva uccide i coralli e a lungo andare, le barriere coralline. L’aumento globale della temperatura fa fondere i ghiacciai e si eleva il livello del mare. Si modifica la flora e la fauna dei mari; già assistiamo alla tropicalizzazione del mediterraneo. Varia la fauna per lo spostamento verso nord di specie provenienti dai territori caldi.
Sessantacinque milioni di anni fa, in periodo Cretaceo, un enorme meteorite piombava sulla terra determinando una nuvola di polveri che si sparse nell’atmosfera di tutto il globo. Questa coltre di polveri inibì per anni il passaggio dei raggi solari. Il 70% di flora e fauna si estinsero. Poi, lentamente , la vita riprese. Ciò vale a significare che il sistema è globalmente fragile e che una vita diversa, anche senza l’uomo, potrebbe un giorno affermarsi. In fondo il nostro pianeta ha 4,5 miliardi di anni; ha un’aspettativa di vita di altri 4,5 miliardi di anni, quando seguirà la fine del sole che avrà esaurito le sue fonti di idrogeno. L’homo sapiens ha solo 190.000 anni di vita, è appena arrivato sulla Terra e la Terra può anche fare a meno di lui. In opposizione ai climatologi dell’ONU che, categoricamente, sostengono la responsabilità dell’attività umana quale causa dei cambiamenti climatici, esistono i climatoscettici che poggiano le loro tesi sui campionamenti dei ghiacci antartici, i cui carotaggi hanno accertato che il gas carbonico non ha superato le 300 parti per milione nell’ultimo milione di anni, mentre nei periodi di glaciazione il tasso è stato di 250 ppm. Attualmente siamo a 400 ppm. Alcuni climatoscettici sostengono che l’aumento di gas carbonico dipende dall’aumento della temperatura terrestre, per cui i mari emettono CO2 quando la temperatura sale. Il matematico francese Claude Brasseur, considerando che saranno necessari secoli perché la natura fissi l’attuale eccesso di CO2, sostiene che:
– se la tesi ONU è valida, abbiamo scatenato l’apocalisse termico e le misure da prendere sono illusorie;
– è troppo tardi e raggiungeremo temperature incognite;
– l’ONU prevede che il tasso di CO2 raggiungerà 800 ppm nel corso del secolo;
– quale che sia la verità, nulla impedirà ai restanti miliardi di esseri umani di cercare il benessere nella corsa della civiltà dei consumi, così come ha fatto sin’ora l’occidente.
– Conclude Brasseur sostenendo che se l’ONU ha ragione, siamo condannati a cuocere, qualsiasi cosa noi facciamo.
E’ indubbio che il benessere dell’uomo è legato alla disponibilità di energia; in atto, la disponibilità di fonti energetiche fossili a costi relativamente bassi ha rallentato la ricerca sulla fusione nucleare, energia del futuro, essendo complementari sia l’energia solare che l’eolica. Sarà l’esaurirsi progressivo del fossile e l’aumento del suo prezzo a spingere per altre fonti energetiche. Non vi è nessun altra via d’uscita ( il fallimento del Protocollo di Kioto lo dimostra), perché l’uomo non rinuncia al fossile, anche se ciò lo porterà al suicidio annunciato.