MUSICA E VITA

(Bartolomeo Cosenza)

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Santa Cecilia, patrona della musica

 

La musica ha un’enorme importanza nella vita. La musica fiorisce spontaneamente in tutti i Paesi, naturalmente con caratteristiche diverse. La musica ha un fascino particolare che la innalza ad arte divina ed ha il potere di liberare dall’angoscia dello smarrimento dello spirito e dell’io, perché ha un potere catartico. La musica riesce a trasformare in sussurro o in grido il groviglio interiore, il coacervo brulicante di passioni e di sentimenti di ogni uomo e ci aiuta a comprenderlo. La musica fa sognare, la musica è la voce del cuore, la musica è preghiera e va oltre la preghiera perché esprime l’indicibile e come dice Sant’Agostino “Chi canta prega due volte” (Esposizioni sui Salmi – Enarrationes in Psalmos).

http://www.comune.pontremoli.ms.it/ita/384/news/889/concerto-in-onore-di-santa-cecilia-patrona-della-musica.htm

Non c’è cultura senza la musica e non c’è popolo senza musica. Il richiamo della musica è irresistibile. L’Italia è uno dei Paesi più ricchi di magnificenze, di chiese, di monumenti, di dipinti, di affreschi, di opere d’arte di inestimabile valore, di cultura e di musica.

 

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Scuola di Atene

La musica fa quindi parte dell’arte e con le altre arti interagisce continuamente condividendo il principio del bello. Non è quindi un caso che venga per l’appunto chiamato il Bel Paese. Come la letteratura fa conoscere la storia dei popoli, anche la musica può fare conoscere la gioia, l’angoscia, i sentimenti profondi, lo stato d’animo del musicista e del contesto che lo circonda. La politica dovrebbe rivolgere molta più attenzione alla cultura ed in speciale modo alla musica. Invece constato con grande stupore e disappunto che la politica in alcune scuole ha completamente tolto le ore curriculari dedicate all’educazione musicale, (con la riforma Gelmini del 2009 la musica è stata bandita dagli istituti magistrali, in seguito licei socio-psico pedagogici), quasi fosse un vuoto a perdere, ignorando invece l’enorme forza educativa e formativa, le capacità e le virtù pedagogiche di questa. La musica infatti è capace di intervenire sui processi educativi e formativi attraverso il piano cognitivo, affettivo emotivo e affettivo relazionale sociale. Lo stesso Platone sosteneva che i maestri di cetra erano in grado di curare la temperanza dei ragazzi, attuando una forma di controllo sulle proprie passioni, innestando nei loro animi i principi di equilibrio, prudenza, saggezza, moderazione, temperanza ed equilibrio.

 

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Culto delle muse

http://www.romanoimpero.com/2014/01/culto-delle-muse.html

La musica infatti per il filosofo rendeva più mansueti i ragazzi, nel senso pieno del processo di civilizzazione, proprio come Kant definiva l’educazione per l’uomo come “l’uscire dell’uomo dalla selvatichezza”. Per Hanslich la musica è capace di agire sullo stato d’animo di ogni uomo in maniera più rapida ed intensa di qualunque altro bello d’arte perché con pochi accordi possiamo essere trasportati immediatamente in uno stato d’animo, dalle quali dipendono i sentimenti di gioia e di dolore, che con le altri arti (ad esempio poesia e pittura) si raggiunge molto più lentamente. L’effetto dei suoni è infatti immediato ed intenso e mentre le altri arti ci persuadono, la musica ci assale. Perché allora la musica è stata tolta proprio dagli istituti socio psico-pedagogici? Forse fare musica è considerato uno spreco, invece di una importantissima risorsa ai fini educativi, formativi e didattici dei discenti? Se gli sprechi devono giustamente essere levati perché non incominciamo da quelli della politica? Questi tipi di sprechi sono tanti, inutili, dannosi e deleteri per la collettività, perché la caratteristica che li accomuna è quella di non produrre un bel niente. Se la musica è cultura e la cultura è identità e progresso, allora cosa sarà di un popolo che mina alle basi i principi fondanti della sua identità culturale? Il sapere è ricchezza e la maggiore ricchezza è proprio la conoscenza. E’ un enorme ed imperdonabile errore non dare ai discenti la possibilità di conoscere la musica con tutte le sue mille sfaccettature. Ciò significa quasi costringere i giovani a non conoscere le proprie tendenze e non incoraggiare le proprie iniziative, ma ridurle e passivamente soffocarle. Seguendo questa strada, le future generazioni avranno un bagaglio ridotto di conoscenze, di pensieri, di cultura, di entusiasmo, di motivazioni e di ambizioni.

La responsabilità di queste scelte così avventate non potrà non cadere sui nostri politici che fanno leggi spesso assurde e dannose per il nostro Paese, che ha dato i natali a Bellini, Donizetti, Verdi, Rossini, Puccini e tanti altri e che proprio per questo viene definito il Paese del bel canto. Amo l’ Italia, spero solo che il canto delle nostre future generazioni non sia solo un canto d’angoscia e di disperazione. Possa Santa Cecilia, patrona della musica, illuminare la mente dei nostri politici.

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Santa Cecilia, patrona della musica

http://www.settemuse.it/arte/storia_di_santa_cecilia.htm

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